Mary Shelley, audace e passionale disegnata da Daria Tommasi

L’illustratrice triestina firma per la casa editrice Panini una “losca storia” sull’autrice di Frankenstein, che era stata il soggetto della sua tesi di laurea



Tra la Pimpa e Giulio Coniglio, La gallinella rossa e la Ferrari compare presso la storica Franco Cosimo Panini editore di Modena una collana intitolata “Losche storie” e destinata ai ragazzi. Una serie di biografie di personaggi famosi raccontati attraverso gli aspetti più oscuri e controversi della loro vita e commentati da una “voce losca” che usa uno scanzonato linguaggio più vicino ai giovani e ai loro riferimenti culturali. Leonardo, Nikola Tesla e poi la mamma di Frankenstein, l’«audace, passionale, testarda Mary Shelley», (pagg. 123, 14 euro) raccontata da Paola Cantatore e Alessandro Vicenzi e illustrata da una triestina classe ’84, Daria Tommasi.

«Ho sempre avuto una grande passione per l’illustrazione e per l’editoria - dice la disegnatrice - così ho studiato alla Scuola internazionale di grafica di Venezia e dopo ho lavorato in vari studi di grafica, principalmente pubblicitaria. Nel frattempo ho fatto anche la barista, la babysitter, la guardia sala: chiaramente uno ci mette sempre un po’ del suo… Poi l’anno scorso alla Fiera del libro per l’infanzia di Bologna ho incontrato Giovanni Munari, l’art director della Panini. Gli ho fatto vedere i miei disegni, che gli sono piaciuti. Dopo qualche mese mi ha ricontattato e mi ha chiesto di fare una prova di una copertina. Poi tutto si è fermato per altri cinque o sei mesi. E alla fine è arrivata la chiamata».

Così è iniziata quest’avventura con Mary Shelley.

«Sì è stato un lavoro dai tempi molto serrati. Il tutto doveva essere realizzato in sei settimane. Quindi in questo periodo ho dovuto fare 50 tavole, praticamente una tavola al giorno. Iniziando con una rapida lettura del testo».

Le è piaciuto?

«Sì, comunque la mia storia d’amore con Mary Shelley era già cominciata da un pezzo. Prima di Venezia ho fatto Discipline dello spettacolo a Trieste e per la tesi ho scelto proprio la Shelley e la sua cerchia di amici, tutti con vite interessanti, avventurose e divertenti anche proprio dal punto di vista del gossip. Partivo dunque avvantaggiata, perché già conoscevo il contesto, l’ambiente, le storie individuali. La sfida è stata tradurre tutto questo in un linguaggio visivo alla portata dei ragazzi e che rispettasse la cifra della collana tra humor e dark. Ho fatto molta ricerca, per esempio sui ritratti dell’epoca, che poi sono davvero pochissimi».

Quale tecnica ha usato?

«Parto dal disegno a mano, poi lo scannerizzo e poi lo elaboro al computer, colorandolo con Photoshop. Una cosa che fanno molti illustratori contemporanei, un misto tra analogico e digitale«.

E adesso?

«Beh, adesso vediamo un po’ come va questo libro, se piace al pubblico, se ne nasce qualcosa».

Progetti?

«Sì, in ottobre parteciperò ad una mostra a Lubiana nell’ambito di un festival di fumetto che si chiama Tinta. Avrò un mio piccolo spazio alla galleria Dobra Vaga. Porterò appunto un fumetto a cui sto lavorando, ma ci sarà anche un’installazione con degli oggetti di ceramica».

Le piace quindi anche la materialità.

«Sì mi piace sporcarmi le mani. Non sono una virtuosa, è lavoro amatoriale, d’altra parte mi appassiona l’Outsider Art quella fatta da persone che normalmente non si occupano di arte: neofiti, matti, bambini. Quando faccio ceramica sono una di loro». —

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