Maurizio Bossi a Gorizia: «L’università del sesso oggi si trova su Internet»

Il sessuologo protagonista dello storico programma tv “Al lupo, al lupo” interviene al festival AlienAzioni

l’intervista



In tempi considerati più che sospetti, con l’Aids che elargiva morti senza far alcun complimento, andrologo e sessuologo, autore del libro “Vivere senza problemi di coppia”, Maurizio Bossi parlava in televisione di argomenti legati alla sessualità sfatando ogni tabù. Lo faceva in tono paterno, rassicurante, mai sminuendone il fascino.

Alla Fondazione Carigo di Gorizia, domani, alle 20.45, Bossi sarà il protagonista di un incontro che rientra nel cartellone del festival AlienAzioni, organizzato dall’associazione Gorizia Spettacoli. L’ingresso è libero, “Educazione sessuale 2.0” è il tema dll’incontro.

Professor Bossi, cos’è quella che lei definisce “educazione sessuale 2.0”?

«È il tentativo di far capire finalmente che l’educazione sessuale deve essere integrata in una cultura, in una famiglia, in una religione, non limitandosi all’apparato genitale».

A parlare apertamente di sessualità in Tv è stato il primo…

«Trovo imbarazzante affermare di essere stato il primo. In quegli anni connotati dall’Aids, c’era una grande necessità di confrontarsi con certe tematiche: mi sono semplicemente trovato al posto giusto nel momento giusto».

La trasmissione era “Al lupo! Al lupo!”

«È cominciata nell’89 per finire nel 2000. Ha avuto undici anni di programmazione, eccezionale. Devo tutto a un giornalista che una sera mi ha chiamato per chiedermi di sostituire un suo ospite, invitato a parlare di Aids. Ho risposto di non sentirmi molto preparato, ma lui ha insistito. È andata bene».

Cos’è cambiato da quegli anni ad oggi?

«Allora l’ignoranza era davvero totale. Oggi i ragazzi conoscono quasi tutta l’università del sesso, grazie a Internet, a YouPorn, ma le basi mancano ancora».

In questo senso YouPorn è un bene?

«No, perché dà l’idea che la sessualità sia quella ginnastica e fa credere che praticandola si ottenga la felicità. Inoltre, il tentativo di imitare certi modelli crea più ansia rispetto al passato».

Ma che cos’è la sessualità?

«Il sesso riguarda gli organi genitali. La sessualità si lega all’intera corporeità. L’erotismo è la cultura della sessualità, una cultura che possiedono solo gli esseri umani. Infine, l’amore è il desiderio di infinito che, anche attraverso la sessualità, si ottiene. Quindi, sesso, sessualità, erotismo e amore rappresentano quella scala erotica che già Platone citava».

La pornografia, invece, cos’è?

«L’uso strumentale del sesso per eccitare. Il risultato è un approccio diseducativo al grande tema dell’educazione sessuale. Quindi, la pornografia è una deviazione della cultura sessuale».

Tra due adulti ci può essere un amore slegato dalla sfera sessuale?

«Certo. È stato lo stesso Freud a spiegare che l’amore può essere sublimato, che il corpo non è che un’espressione della sessualità. Gli asex nel nostro Pese sono circa un milione 800mila, secondo i dati di un lavoro dell’università di Bologna pubblicato pochi anni fa, che richiamava un libro edito da il Mulino dal titolo “La sessualità degli italiani”, curato da Marzio Barbagli».

Nella su carriera ne avrà sentite di tutti i colori. Si è stupito spesso?

«Più andavo avanti negli anni, meno mi stupivo. Non dico tutto, ma ho sentito molto. Più che stupirmi, la pedofilia mi turba».

Di cosa parlerà a Gorizia?

«Partirò dalla figura di Alfred Kinsey: chi era e come ha cominciato a occuparsi di sessualità, nel 1948. Quindi, passerò alle malattie a trasmissioni sessuale, alle interruzioni volontarie di gravidanza, alla pillola, all’amore visto dalla scienza, per arrivare al cyberbullismo, e alle sostanze d’abuso. La seconda parte dell’incontro, poi, sarà incentrata su un dialogo con il pubblico». —

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