Michele Riondino fa rivivere il mito Mennea

Città del Messico: in 19 secondi e 72 centesimi portò il mondo della velocità avanti di 20 anni. Una coppia di numeri diventati magici, e che per 17 anni lo resero l'uomo più veloce della terra. Il...

Città del Messico: in 19 secondi e 72 centesimi portò il mondo della velocità avanti di 20 anni. Una coppia di numeri diventati magici, e che per 17 anni lo resero l'uomo più veloce della terra.

Il ruolo di Pietro Mennea doveva essere suo ad ogni costo: «Non potevo fallire». Michele Riondino non avrebbe consentito a nessun altro attore di mettere gli scarpini chiodati, e misurarsi con le imprese del mito dell'atletica mondiale, uomo del Sud come lui, pugliese come lui, che come lui ha lasciato la sua terra per inseguire il suo sogno. Tanto che durante la preparazione atletica ha finito con «il sognare più di una volta di correre in pista nella corsia al fianco di “Bat”». L'attore tarantino, 36 anni appena compiuti, tra i più richiesti di cinema e tv (tra gli ultimi film “Meraviglioso Boccaccio” dei Taviani, “Il giovane favoloso” di Martone, “Il giovane Montalbano 2” dove è il commissario di Vigata, di cui ha appena finito le riprese) presta volto, anima, occhi e piedi e gambe a “Pietro Mennea-La freccià del Sud”, in onda su RaiUno il 29 e il 30 marzo in prima serata.

Con la miniserie a due anni dalla scomparsa (21 marzo 2013), la Rai celebra le imprese del campione simbolo, liberamente ispirato a »La grande corsa«, con la regia di Ricky Tognazzi (coautore anche di soggetto e sceneggiatura con Simona Izzo e Fabrizio Bettelli). Una coproduzione Rai Fiction e Casanova Multimedia, prodotta da Luca Barbareschi, che nel film è Carlo Vittori, il grande allenatore che più di ogni altro fu vicino al campione: primatista mondiale.

Nel cast, tra gli altri, anche Gian Marco Tognazzi, Elena Radonicich (la moglie Manuela, la donna della sua vita), una straordinaria Lunetta Savino.

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