“Mister Chocolat” Omar Sy diventa un clown nero
ROMA. Le discriminazioni razziali e la lotta per sopravvivere di chi è diverso, in una storia vera che dai primi anni del secolo scorso si proietta con impressionanti rimandi nel nostro presente: c'è tutto questo nel film “Mister Chocolat” di Roschdy Zem, da oggi distribuito in 140 copie da Videa. Sullo schermo l'attore cult Omar Sy (il badante di “Quasi amici”), nei panni di Rafael Padilla, primo artista nero della scena francese, la cui vita si accompagna a quella del clown Footit (interpretato da James Thierrée), amico e partner sulla scena circense, nonché la prima persona ad aver creduto nelle sue potenzialità. Dapprima fenomeno da baraccone in un circo di periferia (dove impersonava un cannibale africano), Chocolat grazie all'incontro con Footit riesce ad arrivare nello splendore della Parigi della Belle Époque e la conquista. Insieme al compagno, i due artisti portano il sorriso sulla bocca di migliaia di spettatori, grandi e piccini. Poco importa se Chocolat non abbia neppure un'identità, perché il successo è a portata di mano e con esso il miraggio di una vita felice.
Ma mentre cresce la popolarità e l'amicizia con Footit, Chocolat cede alla debolezza, tra gioco d'azzardo, alcool e problemi di denaro. Tanto che né la decisione di mostrare a testa alta il proprio talento in teatro, né l'amore per una dolce infermiera riescono a salvarlo dalla rovina. Da schiavo a star, da anonimo e reietto a celebre clown, e poi ancora catapultato nella povertà e nella discriminazione: la parabola di Chocolat tocca il paradiso e l'inferno, scontrandosi con l'ottusità della società di primo '900 e la sua stessa rassegnazione ai pregiudizi. Una storia dolceamara, dunque, quella scelta dal regista, che tuttavia sottolinea la volontà di raccontarla «senza vittimizzazione né pathos, ma solo mostrando un uomo con i suoi momenti di grandezza e decadenza.
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