Mitja Rabar, in quella statuetta c’è un po’ di Trieste

L’artista da cinque anni in California premiato per “Zootropolis”. È il suo terzo Oscar

Ci ha abituati bene, Mitja Rabar. A ogni fine febbraio, tra il toto-Oscar che incalza e gli ultimi preparativi che fervono, il pensiero va anche all'animatore che ha portato un pezzettino di Trieste in California direttamente nell'olimpo dell'animazione Disney, dove si trova in pianta stabile da cinque anni. Ogni volta c'è aspettativa per il film cui ha collaborato sotto il cappello dell'Apprendista Stregone all'ingresso degli Studios, e a ragione: perché Rabar ce l'ha fatta anche stavolta.

Quasi “abbonato” al premio, l'animatore triestino è al suo terzo Oscar, dopo aver stretto le preziose statuette già nel 2014 per la favola ghiacciata di “Frozen” e l'anno seguente per il tenero robottone di “Big Hero 6”. Stavolta è stata “Zootropolis” a conquistare i giurati dell'Academy, non solo per l'affinamento delle varie migliorie tecniche in CG – resa delle pellicce dei personaggi sempre più realistica, maggior fluidità nei movimenti, architettura poliedrica della città dove i buffi personaggi scorrazzano - ma soprattutto per lo spirito libertario e per la significativa “visione” che reca in sé.

Un potenziale che Rabar aveva subito colto: già quattro anni fa, quando “Big Hero 6” era appena in preproduzione, ci aveva anticipato come il più «strepitoso» dei titoli in cantiere per gli anni a venire proprio questo “ritorno alle origini” Disney con animali antropomorfi e dal forte messaggio. Una riflessione su stereotipi e pregiudizi molto umani condotta attraverso un mondo animale che convive pacificamente, dove predatori e prede vivono fianco a fianco in armonia. Un luogo dove non importa se sei «gigantesco elefante o minuscolo toporagno» perché, ci aveva spiegato, «puoi diventare qualsiasi cosa tu voglia»: messaggio veicolato dalla protagonista, la coniglietta Judy Hopp, affiancata dal nemico naturale per definizione, una volpe, Nick, il tutto condito da citazioni cinefile e gag da sbellicarsi (i bradipi dell'ufficio motorizzazione sono già entrati nella storia dell'animazione). Diciotto i mesi di studio degli animali – ben 64 specie diverse - da parte del team di Rabar, che ha sviluppato anche degli gnu piaciuti così tanto nei primi test da essere scelti come protagonisti del primo trailer ufficiale di lancio del film.

E sono tre per Mitja Rabar, studi al Max Fabiani di Trieste, poi a Venezia all'Accademia di Belle Arti di Venezia e approdato a Parigi dove il suo contributo alla lavorazione di un film divenuto cult come “Cattivissimo Me” lo ha fatto scovare dal fiuto degli headhunters Disney. Una convocazione tramite e-mail ha fatto il resto per l'artista triestino che in questo sembra aver fatto suo il motto di “Zootropolis”, «puoi diventare qualsiasi cosa tu voglia», traducendo quel sogno di bambino che amava disegnare in tangibile e felice realtà.

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