Nel borgo di Stazione Topolò prati e boschi ispirano l’arte

Fino a domenica la nuova edizione della manifestazione che mette insieme letterati, perfomer e musicisti con video, concerti, dibattiti, letture, teatro
Di Cristina Favento

Una terra di incroci, al confine del possibile, dove germogliano sorprese. Topolò si è ormai affermato tra letterati, poeti e musicisti come humus ideale per “un nuovo umanesimo delle montagne”. Arrivano da varie parti d'Italia, d'Europa, a volte del mondo, da 22 anni, tutte le estati, in questo borgo sopravvissuto all'oblio e allo spopolamento nelle Valli del Natisone, per dare vita a un piccolo laboratorio artistico e di pensiero. Idealmente, e non solo, lottano insieme contro l'abbandono dei borghi montani, dimostrano che si può, anche senza budget importanti a disposizione. L'occasione concertata sono gli appuntamenti di “Stazione Topolò-Postaja Topolove”, in corso fino a domenica. Non si tratta propriamente di un festival, o di un contenitore di spettacoli itineranti. È piuttosto un esperimento collettivo, carico di significati sotto più profili, che si trasforma in linfa vitale per un territorio ai margini.

Sul posto si realizzano progetti ispirati direttamente dal contatto con il luogo (e con chi lo frequenta), che diventa così anche motore e non solo scenario passivo degli accadimenti. La sperimentazione si innesta sulla tradizione, e può accadere l'impensato. Dal 10 luglio scorso, dibattiti, letture, concerti, video, laboratori e performance animano un crocevia di scambi degni di una capitale internazionale. Gli incontri avvengono nelle piazzette, nei vicoli, nei fienili, nei boschi che assediano il paese; senza palchi, senza quinte, senza separazione tra abitanti, artisti e pubblico tanto da ricavarne un’impressione di quotidianità e di partecipazione corale. Arte e cultura si uniscono per resistere – anche grazie a un felice gemellaggio tra Topolò e il paesino carnico di Dordolla - in difesa del paesaggio e dei territori marginali: si è dato vita, tra le altre iniziative, a un cantiere aperto per il recupero di un terrazzamento, riscoprendo anche l'arte dei muri a secco. Un lavoro di approfondimento, dunque, «su aspetti che esulano dalla categoria spettacoli», sottolinea Moreno Miorelli, direttore artistico della rassegna insieme a Donatella Ruttar. Sono da collocare in questa prospettiva l’apertura, nel paesino friulano, di una Facoltà di Balcanitudine e l'intervento dell'architetto napoletano Francesco Escalona, che in sinergia con la Casa della Paesologia di Trevico, ha gettato le basi per una “Mappa commossa dell’Italia interna”. Questa sera sarà, invece, interamente dedicata al mondo che sta a est del nostro Paese, “navigando a Oriente”, con immagini e suoni dal Danubio all'Armenia. Domani alle 9 del mattino è prevista una passeggiata a cura della Pro Loco Nediške Doline “Sui passi di Carlo Emilio Gadda”.

Musica e sperimentazione sonora, si confermano cifre distintive della proposta della Stazione: tra gli ospiti di questo fine settimana ci sono la performer norvegese Cecilia Jonnson; il quartetto vocale Utrip; Tiziana Bertoncini e Thomas Lehn; le percussioni di Enrico Malatesta e la voce Renato Rinaldi; la Topolovska Minimalna Orkestra, storica orchestra di musica minimale che sarà impegnata in Exercises d'improvisation di Luc Ferrari, e Les Tambours de Topolò, ensemble di percussioni da strada. Gran finale, con la compositrice e violoncellista canadese Julia Kent, che si esibirà in una radura del bosco. “A notte fonda”, la proiezione del ricercato lavoro audio-video di John Grzinich, “Curonia”, chiuderà la manifestazione. Per il programma completo: www.stazioneditopolo.it.

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