Nel “Cerchio” di Jole Zanetti l’amore è un covo di bugie

Esce il nuovo romanzo della scrittrice triestina pubblicato da Garzanti
Di Alessandro Mezzena Lona
Woman Stealing a Man's Heart --- Image by © Alberto Ruggieri/Illustration Works/Corbis
Woman Stealing a Man's Heart --- Image by © Alberto Ruggieri/Illustration Works/Corbis

di Alessandro Mezzena Lona

Basterebbe mettere in fila i titoli dei suoi libri. E leggerli attentamente, uno dopo l’altro. Per capire che Jole Zanetti. nel panorama della narrativa italiana, scrive da un angolo molto appartato. Un posto fatto di storie che guardano la realtà dritta negli occhi. E non si concedono illusioni. Non promettono melassa. Non si fanno addomesticare dal buonismo imperante.

“Lacune”, “Racconti sgradevoli”, “Muri”. Ai tre titoli dei suoi libri di narrativa pubblicati nel 2006, 2010 e 2012, però, bisogna aggiungere il “Diario africano” con cui Jole Zanetti, triestina, sposata con Claudio Magris, ha esordito nel 2004. Portando la testimonianza dei suoi lunghi anni di volontariato trascorsi nel Terzo mondo.

E se c’è un altro aspetto che caratterizza Jole Zanetti scrittrice è quello, senza dubbio, della grande sintesi. Della capacità di trarre una storia articolata, compiuta, perfetta così, da un pugno di pagine. Abitudine a non dilagare con la scrittura che trova conferma anche nel suo nuovo romanzo. Si intitola “Il cerchio” (pagg.96, euro 14), arriva nelle librerie oggi pubblicato da Garzanti, porta in scena, fin dalle primissime righe, uno dei temi che in questi anni sono più presenti sulle pagine di cronaca nera: quello della violenza contro le donne.

“Il cerchio” prende il via da un’aula di tribunale. Davanti ai giudici si trovano, non senza un certo imbarazzo, una signora della buona società, Ada, e Robertino, il ragazzo che ha tentato di violentarla. E che, tra l’altro, è l’unico figlio di Luisa, da sempre la donna di fiducia, oltre che di fatica, della famiglia. Una persona oltremodo sensibile, educata, discreta. Che in questo caso è, però, pronta a trasformarsi in una belva per difendere il suo ragazzo.

Si fa presto a dire stupro. Perché Jole Zanetti, da scrittrice, non può evitare di andare a guardare negli angoli in penombra di questa storia. Dove il lettore scopre che, in realtà, Ada un pensierino su quel ragazzo, che conosce fin da bambino, lo aveva fatto. Mai sospettando, però, che lui si sarebbe affrettato a saltarle addosso. Il fatto è che Roberto vive un momento di grande confusione. Perché pensava di piacere almeno un po’ alla signora. S’era illuso che lei ammiccasse. Che non fosse, insomma, così contraria all’idea.

Ma “Il cerchio”, in realtà, va ben al di là di questo episodio. Perché, pagina dopo pagina, diventa una sorta di manuale di istruzioni su come l’amore possa trasformarsi in disamore. Addirittura in odio. Il lettore scopre, infatti, che i legami tra Ada e Luisa vanno ben al di là delle apparenze. Lei, la donna di fatica, non è stata solo la persona che ha assistito la mamma della signora fino all’ultimo giorno. Nella storia della famiglia ha un ruolo tutto da scoprire. Ad esempio, intrattiene rapporti molto stretti con la figlia di Ada, che la considera quasi la sua vera mamma.

Bugie, pregiudizi e imposizioni. Il quadretto di famiglia che esce da queste pagine è torbido, soffocante. Governato dall’indifferenza, dalla menzogna, da silenzi imbarazzati e complici. Soprattutto, dalla volontà di non sfigurare davanti agli altri. Di non diventare oggetto del chiacchiericcio malevolo dei finti amici, dei vicini di casa. Di chi aspetta solo l’occasione per ficcare il naso dove non dovrebbe.

Il romanzo, a ogni capitolo, spariglia le carte. Porta in primo piano altre storie di violenza, parentele segrete, torbidi intrecci tenuti segreti troppo a lungo. Ogni personaggio, anche quello che sembra più limpido, finisce per mostrare il proprio lato ambiguo. Gli errori che ha nascosto dietro un velo di perbenismo. Le cose non dette per paura di perdere il proprio ruolo.

L’amore, nel romanzo di Jole Zanetti, diventa un muro contro cui va a infrangersi la vita. Ogni volta che qualcuno entra a gamba tesa nella sfera privata di qualcun altro, a sua volta si troverà presto a pagare pedaggio per il male fatto. Come se fosse giusto aspettarsi una pena del contrappasso.

La morte si sconta vivendo nelle storie di Jole Zanetti. Non c’è redenzione per chi sbaglia, solo reiterazione degli errori. Perché il male fatto non serve da insegnamento, non produce pentimento. Come accadeva nei grandi romanzi del realismo francese, Bene e Male sono fratelli indivisibili. Solo dentro la meschinità di giorni sempre uguali, di rituali ormai collaudati, ogni personaggio finisce per trovare il proprio ruolo.

alemezlo

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