Nel corto di un giovane regista il tram fa le magie VIDEO

Il tram di Opicina ha più acciacchi di un dinosauro riportato in vita dopo millenni. Ma se ci metti dentro un sogno d’amore può diventare l’incubatrice perfetta di qualche piccola magia. E proprio da lì, da una storia che sta a metà strada tra “Big fish” di Tim Burton” e “Hugo Cabret” di Martin Scorsese, ha preso forma “Tram - The short movie”, il cortometraggio del regista triestino Francesco Termini che verrà proiettato in anteprima giovedì, alle 19, per la rassegna di Cortinametraggio al Cinema dei Fabbri a Trieste.
Girato in quattro giorni con una fotocamera ad altissima definizione, ideato da un gruppo di amici che professionisti del cinema non sono ancora, realizzato da una troupe ridotta al minimo, “Tram - The short movie” è un piccolo gioiello che porta alla ribalta un regista autodidatta. Sì, perché è vero che Francesco Termini, che ha studiato anche violino e pianoforte al Conservatorio di Trieste, si è laureato in Scienze e tecnologia multimediale a Pordenone. Però, finora, non ha frequentato una vera scuola di regia.

«Ho sognato di fare cinema da quando avevo tre anni - racconta -, perché è bello regalare emozioni a chi ti guarda, come riuscivano a fare con me certi film a cartoni animati. Quel sogno non è mai svanito, anzi. Quando ho iniziato a girare le prime cose, alla base di tutti i miei lavori c’era sempre stato il desiderio di emozionare».
Ha iniziato presto, Termini, a cimentarsi con la settima arte. Prima è venuto “Viaggio nel suono di un’anima”, poi alcuni video dedicati a band musicali, ma anche filmati di eventi “live” e qualche pubblicità. L’idea per il suo primo, vero cortometraggio, gli è venuta quasi per caso.
«Ero a bordo del tram di Opicina. Di fronte a me era seduto l’amico Delfi. A un tratto, nel silenzio, ho visto la sua immagine riflessa nel finestrino. E mi sono messo a fantasticare sul possibile incontro di un ragazzo e una ragazza. Troppo timidi, come sono molti adolescenti, per scambiare qualche parola. Eppure fortemente attratti l’uno dall’altra».

La ragazza, nel film, è Nicoletta Fabro, che studia lingue al Liceo “Petrarca” e quest’anno sosterrà l’esame di maturità. Il ragazzo è Gianmarco Pacco, studente del “Volta”, pure lui arrivato all’ultimo anno di scuola. Si incontrano per caso sul tram, si limitano a scrutarsi, mentre fantasticano di lasciare che parlino i loro sorrisi. Poi scendono senza essere riusciti a stabilire un contatto. Ma a quel punto, a bordo del vecchio dinosauro che procede ansimando sulle rotaie, e che arriva dentro un deposito di Opicina sospeso tra la realtà e il sogno, si realizza una magia. Il tempo si ferma, si raggomitola su se stesso, concede ai due ragazzi una seconda possibilità.
«Amo molto film come “Forrest Gump”, ma anche il cinema di Hayao Miyazaki - dice Termini-. Però, in questo caso, penso mi abbiano influenzato la semplicità e la dolcezza dei corti della Pixar. Il finale del “Tram” è agrodolce, ma lascia spazio alla domanda “e se...?”. Perché, in fondo, ci vuole molto poco per dare un’altra direzione alla realtà».
Nella troupe, Nathan Marin, che si è laureato in scenografia e costume all’Accademia di Venezia, ha curato tutta la parte decorativa e la scelta degli abiti per il film. Federica Miani, invece, è stata arruolata come make up artist, mentre Romina ha firmato le foto di scena.
«Volevo che la storia fosse sospesa in un tempo senza tempo - dice ancora Termini -. Che ci fosse l’amore, non la tecnologia, non il mondo che corre ogni giorno con il cuore in gola. E devo dire che, girando “Tram”, ci siamo trovati sospesi in una bolla quando abbiamo dovuto oscurare tutti i vetri con dei pannelli di cartone. Per creare la notte».
alemezlo
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