Nouvelle Vague francese a Trieste

Giovedì al Miela la band che ha conquistato il mondo con cover bossa nova di classici punk e new wave
Giovedì alle 21.30 i Nouvelle Vague, celeberrima band francese che ha conquistato il mondo con le cover bossa nova di classici del punk e della new wave, aprono la stagione dei concerti “Miela Music Live” al Teatro Miela. Nouvelle Vague è un gioco di parole tra il riferimento al movimento del cinema francese anni ’60 e la traduzione francese di new wave, uno dei generi musicali prediletti dalla band. Marc Collin e Olivier Libaux, creatori del progetto, raccontano: «Eravamo entrambi musicisti e produttori nell’industria musicale francese nel 2002, quando Marc ebbe l’idea di coverizzare “Love Will Tear Us Apart” dei Joy Division in versione bossa nova. Un’idea folle ma stimolante».


Da lì non si sono più fermati e hanno portato avanti un progetto unico che a partire dai brani della scena punk e post-punk, ha reinventato il ruolo e il peso di una cover band. Il tutto è arricchito dalla presenza femminile delle brillanti interpreti che si alternano alle voci.


Quattro gli album pubblicati tra il 2004 e il 2010, oltre un milione di dischi venduti, tour in tutto il mondo, tra cui concerti alla prestigiosa Royal Albert Hall di Londra, all’Hollywood Bowl di Los Angeles e all’Olympia di Parigi. Nel 2016 è uscito il quinto disco, “I Could Be Happy” con riletture di Brian Eno, Cure, Ramones, Cocteau Twins, Richard Hell. Tanto è stato il successo che molti degli interpreti originali hanno accettato di cantare con i Nouvelle Vague nelle versioni riarrangiate: da Martin Gore dei Depeche Mode su “Master and Servant” a Terry Hall per “Our Lips Are Sealed” delle Go-Go’s, da Ian McCulloch degli Echo And The Bunnymen su “All My Colors” a Barry Adamson per “Parade” dei suoi Magazine. Racconta la cantante Mélanie Pain: «Abbiamo suonato spesso in Slovenia e Croazia e quindi ci siamo avvicinati a voi… Ma sarà la prima volta a Trieste, ci fa sempre piacere scoprire una nuova città. Dell’Italia amiamo il pubblico, le città, il cinema e ovviamente il cibo».


Sul palco del Miela?


«Presenteremo il nostro nuovo show, molto teatrale e cinematografico per le atmosfere. In formazione, oltre a me alla voce, i fondatori del progetto Olivier Libaux (chitarra) e Marc Collin (tastiere), Julia Jean-Baptiste (voce), Oliver Smith (contrabbasso) e Julien Boyé (batteria)».


Nell’ultimo album avete cominciato a inserire brani scritti da voi.


«Nouvelle Vague è un progetto di cover ma tutti i membri della band hanno progetti solisti di musica propria, ad un certo punto ci è sembrato sensato lavorare assieme su musica originale. Siamo molto orgogliosi dei primi esperimenti, dei nostri originali presenti sull’ultimo disco e per fortuna anche il pubblico li ha molto graditi».


Come scegliete i brani da coverizzare?


«La maggior parte sono tra i preferiti di Marc e Olivier, che negli anni Ottanta erano grandi fan della musica new wave. Quindi tutte le canzoni riproposte fanno in qualche modo parte della loro storia personale».


Alcuni dei miti di cui avete riletto le canzoni hanno collaborato con voi: Ian McCulloch, Martin Gore, Barry Adamson…


«All’inizio non potevamo neanche credere che le nostre cover sarebbero state ascoltate dai Depeche Mode o Echo and the Bunnymen, è stata una grande soddisfazione scoprire che le avevano sentite e apprezzate. Ho avuto l’occasione di cantare dal vivo con Ian McCulloch (“The Killing Moon”) e Winston Tong (“In a manner of speaking”), è stato fantastico!».


La vita in tour?


«La amo. Mi offre libertà personale. Mi dà il tempo di leggere un sacco di libri e visitare le città in cui suoniamo: cose che non riesco a fare quando sono a Parigi».


Siete tra i pochi, se non gli unici, che hanno messo d’accordo pubblico, critica e musicisti, dimostrando che si può avere personalità anche suonando cover.


«Abbiamo dimostrato che è possibile. A volte il nostro pubblico dimentica che stiamo suonando brani di altri. Ci avvicinano a fine concerto e ci chiedono chi di noi ha scritto quella canzone che hanno tanto amato. Siamo riusciti a creare un suono e un’immagine così forte e personale da diventare potente come una band con repertorio originale».


Il momento più faticoso della vostra carriera?


«Il primo concerto a Parigi nel 2004. Da lì in poi è stato tutto in discesa!».


Prossimi impegni?


«In tour per promuovere il nuovo disco fino alla fine dell’anno. Il 2018 è ancora un mistero, ma sono sicura che avrete presto nostre notizie».


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