Oprah infiamma i Golden Globe in black

Niente premi per l’Italia, mentre la Winfrey scatena gli applausi: un discorso da discesa in campo per le presidenziali 2020
Reese Witherspoon con il cast di Big Little Lies, premiata come Migliore miniserie o film per la tv (EPA/HFPA / ANSA)
Reese Witherspoon con il cast di Big Little Lies, premiata come Migliore miniserie o film per la tv (EPA/HFPA / ANSA)
LOS ANGELES. Cosa resterà nella memoria della 75esima edizione dei Golden Globe appena assegnati a Beverly Hills? Probabilmente la vittoria di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. Magari il riconoscimento a Lady Bird di Greta Gerwig come migliore commedia dell’anno, e forse quello a Coco per quanto riguarda i film di animazione. Probabilmente non si dimenticherà neppure il total black delle star hollywoodiane sul red carpet della manifestazione. Per certo l’edizione 2018 verrà ricordata per il potente discorso di Oprah Winfrey, la regina americana dei talk show, salita sul palco per ritirare il premio alla carriera Cecil B. DeMille Award. Un discorso da standing ovation che potrebbe portarla a essere la candidata democratica per le elezioni presidenziali del 2020, almeno secondo i desideri della Rete, impazzita al termine dei 9 minuti in cui la conduttrice e attivista afroamericana ha parlato di diritti civili e dell’obbligo di dire “basta” alle molestie subite dalle donne, tema molto sentito dal pubblico visti gli scandali che hanno travolto Hollywood nei mesi scorsi. Con le sue parole toccanti scelte con gran cura ha richiamato l’attenzione del mondo sul senso dei progetti #MeToo e Time’s Up che hanno come obiettivo la lotta concreta alle molestie sessuali e alla discriminazione, sensibilizzando le donne sul tema della violenza. «Donne di cui non conosceremo mai il nome», ha detto, donne che non saranno mai applaudite o fotografate come quelle che hanno la possibilità di essere presenti in un evento come quello dei Golden Globe, «donne delle pulizie e lavoratrici agricole; che lavorano in fabbrica o in un ristorante, nel mondo accademico, nella medicina e nella scienza; donne che fanno parte del mondo della tecnologia, di quello della politica e di quello degli affari; le nostre atlete alle Olimpiadi e i nostri soldati nell’esercito».


Oprah ha aperto il suo intervento con il ricordo di sé stessa bambina, seduta sul pavimento in linoleum della modesta casa della madre, a guardare in televisione la cerimonia per la consegna degli Oscar del 1964. «Anne Bancroft aprì la busta e disse cinque parole che sono diventate Storia: ”Il vincitore è Sidney Poitier”. Sul palcoscenico salì l’uomo più elegante che io abbia mai visto. Ricordo che la sua cravatta era bianca e, naturalmente, che la sua pelle era nera. Non avevo mai visto un uomo di colore celebrato in quel modo». Il primo uomo di colore a ritirare la celebre statuetta, proprio come ora lei è stata la prima afroamericana a ritirare il riconoscimento alla carriera dei Golden Globe. «Per me oggi è un grande privilegio essere la prima donna nera che riceve questo premio e non dimentico che ci sono delle ragazzine che stanno guardando la televisione in questo momento». Grande emozione in sala, occhi lucidi che sono rimasti tali quando è passata ad affrontare l’altro argomento che le stava a cuore: quello delle ingiustizie e delle molestie subite dalle donne, citando il caso di Recy Taylor, una giovane madre di colore che nel 1944 venne rapita, violentata e abbandonata bendata sul ciglio di una strada da sei uomini bianchi, dopo essere uscita da una chiesa. Benché il suo caso abbia indagato anche Rosa Parks, gli autori di quella violenza non sono mai stati perseguiti e lei è morta 10 giorni fa a 98 anni. «Ha vissuto come tutti noi abbiamo vissuto, troppi anni in una cultura alterata da uomini brutalmente potenti. Per troppo tempo, le donne non sono state ascoltate o credute se avessero osato dire la loro verità contro il potere di quegli uomini. Ma il loro tempo è scaduto. Il loro tempo è scaduto!».


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