Oregon, dagli anni Settanta fino a Sacile

La band statunitense apre questa sera al Teatro Zancanaro Il Volo del Jazz

Li hanno definiti autori di una musica “totale”. Gli statunitensi Oregon, nati nel '70 quando Ralph Towner, Paul McCandless, Glen Moore e Collin Walcott, con alle spalle l’esperienza nel Consort di Paul Winter decisero di unirsi, apriranno questa sera alle 21 al Teatro Zancanaro Il Volo del Jazz a cura di Controtempo.

Autentici precursori della world music, gli Oregon sono stati i primi a lastricare la strada che unisce jazz acustico e sonorità etno. E da qualche anno, dopo l’abbandono di Moore, il loro sound parla italiano: nella band si segnala la presenza di uno dei nostri migliori contrabbassisti, Paolino Dalla Porta. «A Sacile – anticipano - suoneremo brani di Towner e McCandless. Sarà un mix di pezzi vecchi e nuovi, che incorpora molti differenti ritmi, stati d'animo e combinazioni di strumenti. Ci sarà anche almeno un pezzo interamente improvvisato».

Gli Oregon miscelano jazz e musica popolare: «Il linguaggio armonico deriva da jazz e musica classica e la ritmica ha radici in molti stili etnici, come quelli americani contemporanei. Ma non cerchiamo di riprodurre generi specifici: li mescoliamo fino a creare un ibrido. In questo modo siamo liberi di creare qualcosa di nuovo in ogni composizione».

La band ha un rapporto strettissimo con l'Italia: «Towner vive a Roma ed è sposato con un'attrice italiana, Mariella Lo Sardo. E Dalla Porta è entrato nel gruppo per le doti musicali e la grande personalità. Ogni volta che arriva un nuovo musicista, le sue specificità modificano il sound d'insieme e la musica si evolve dalla combinazione delle singole personalità ed esperienze. Il risultato trascende ogni connotazione nazionale».

Come gli Oregon, molte altre band degli anni '70 hanno lasciato una grande impronta. «Allora – ricordano – la comunicazione tra i musicisti era a un livello altissimo. Siamo cresciuti incorporando influenze classiche, musica sudamericana e indiana, abbiamo condiviso i risultati e la ricerca di ampliare il vocabolario dell'improvvisazione. Ha aiutato il fatto che al momento fosse poco costoso vivere a Manhattan: c'era tempo per provare nuova musica e si riusciva ancora a pagare l'affitto. Ciò che si creò era molto internazionale, grazie alla presenza a New York di musicisti di tutto il mondo: fu un grande momento. Nei primi anni '70 ci siamo costantemente esposti a nuovi linguaggi, suoni mai sentiti prima: tutto il mondo è venuto a noi per la prima volta attraverso le cassette, e anche se non abbiamo cercato volutamente di riprodurre musica tradizionale, l'associazione con questi stili è diventata un punto di riferimento per noi e i nostri ascoltatori. Tabla, sitar, percussioni, oboe, chitarra classica e basso acustico ci distinsero subito da altre formazioni più classiche e le composizioni originali di Towner hanno conferito un suono unico, immediatamente identificabile. Suonare con gli Oregon è stato come scoprire un nuovo linguaggio e poi, gradualmente, imparare a parlarlo. Un momento emozionante per un musicista».

Gianfranco Terzoli

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