Pagine di Vito Levi e de Banfield per la coppia Mazzucato e Macrì

Appare di buon auspicio nell’anno appena sbocciato l’uscita per Tactus in distribuzione mondiale di un nuovo cd dedicato alle musiche dei triestini Vito Levi e Raffaello de Banfield, che va ad accendere i riflettori su un aspetto musicale di nicchia come la raffinata selezione di liriche da camera per voce e pianoforte e preludi affidata all’interpretazione del soprano Daniela Mazzucato e del pianista Elia Macrì.
Una sorta di fil rouge spirituale lega autori e interpreti nella realizzazione di questo lavoro, che risulta prezioso per forma e contenuto. Compositore saggista critico musicale e insigne didatta, Vito Levi ha attraversato da protagonista tutto il ‘900 musicale forgiando uno stuolo di musicisti che ne hanno continuato l’opera, e uno di questi è proprio Raffaello de Banfield, che di Levi è stato allievo per diversi anni prima di trasferirsi a Parigi per perfezionare gli studi con la mitica Nadia Boulanger.
Ritornato a Trieste, de Banfield ha ricoperto per più di vent’anni la carica di direttore artistico del Teatro Verdi, contribuendo a fare della prediletta Daniela Mazzucato la regina indiscussa del palcoscenico triestino in ambito operettistico e non solo, mentre a Elia Macrì va il merito di aver curato l’edizione a stampa per ‘Pizzicato’ tanto delle liriche di de Banfield (dopo un accurato lavoro di revisione dei manoscritti originali provenienti dalla biblioteca privata di Villa Tripcovich e dal “Fondo Raffaello de Banfield” conservato presso il Museo Teatrale Schmidl di Trieste) quanto delle “Liriche anacreontiche” di Levi (revisionate nel pieno rispetto del manoscritto).
E così il cerchio ideale si chiude entro un disco che propone all’ascolto un itinerario musicale pensato per dipanarsi lungo le strade cittadine, invase dalla tormentata storia racchiusa tra il primo e secondo dopoguerra.
«Sono pagine periferiche – le definisce Gianni Gori nella raffinata e dotta prefazione – sperdute nello scenario vasto della grande musica: uno zoom inatteso e delicato su una Trieste del primo Novecento, un itinerario eccentrico di una storia eccentrica, com’è eccentrico questo florilegio di rarità raccolte da Elia Macrì”.
Pagine che lasciano filtrare reminiscenze musicali riconducibili alla scuola tedesca ma anche alla generazione dell’Ottanta quelle del Maestro, alla raffinatezza eclettica della scuola francese quelle dell’Allievo così come contribuisce a sottolinearne il carattere di nicchia anche la scelta dei versi operata dai compositori, che nel caso di Levi risiede nell’Arcadia ormai al tramonto rappresentata dalle ‘Anacreontiche a Irene’ di Jacopo Vittorelli, mentre de Banfield fa proprie alcune rime meno note di poeti molto amati come Pascoli, Rilke e Garcia Lorca.
A mettere in luce la ricercatezza squisita di queste trame sonore ci pensa l’affiatato duo Mazzucato-Macrì, lei con la sua voce sempre molto bella, animata da un fraseggio lieve, tutto sfumati chiaroscuri, adattissimo a questa scrittura, lui con la garanzia di un tocco elegante e leggero, funzionale al supporto della voce come alla sottolineatura di particolari sfumature timbriche presenti nell’accompagnamento pianistico. Si avverte, per esempio, dall’esecuzione de “La rosa del commiato” che riluce vocalmente nel sol acuto filato da una magistrale messa di voce, appoggiata sul telaio pianistico di trasparenti arpeggi.
L’ultima tappa di questo viaggio particolare si ferma ancora una volta a casa Levi, con i dieci preludi del 1933 che, scrive ancora Gori, «sono già il frutto di una maturità che ha filtrato e meditato la letteratura pianistica e ne trae la vena fluida, trasparente, rapida. Non meno rapide, vive e stringate saranno certe sue riflessioni di cronista e di critico musicale, per cui è ancora ricordato e onorato nella cultura triestina». —
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