Piero Dorfles, il futuro dei libri è tra le mani degli insegnanti

Leggere ha ancora un senso? Cosa può insegnarci e come può cambiarci la vita? Domani alle 17, alla sala conferenze della Biblioteca Statale “S. Crise”, il giornalista e critico letterario Piero Dorfles, in conversazione con Juan Octavio Prenz, docente e scrittore argentino, proverà a rispondere a queste domande.
L’ultimo libro scritto da Dorfles, “I cento libri che rendono più ricca la nostra vita”, una personale e intrigante selezione dei capolavori che ci aiutano a leggere il nostro mondo e a immaginarne altri possibili, sarà al centro della conferenza organizzata dal Circolo della cultura e delle arti. In questo libro Dorfles ci accompagna in un viaggio nella letteratura attraverso i cento capolavori che meglio rappresentano il nostro immaginario letterario, e traccia un itinerario che appassionerà quanti si rivolgono ai libri per studiare, insegnare e cercare di capire meglio il mondo. Con la consapevolezza costante che più libri si hanno in comune, più grande è il sistema di riferimenti, di esperienza e di sapere condiviso che ci permette di vivere in armonia con gli altri.
Da “1984” di Orwell a “Se questo è un uomo” di Levi, da “Il Conte di Montecristo” di Dumas a “Delitto e castigo” di Dostoevskij, la lettura diventa così un’esperienza in grado di arricchire le nostre vite attraverso ponti di emozioni e saperi, capaci di avvicinarci al prossimo e di renderci sensibili al mondo e al destino dell’uomo. Ma come risuonano queste idee in un Paese che legge pochissimo, un Paese nel quale le terze pagine dei giornali sono spesso una conversazione tra addetti ai lavori, dalla quale il comune lettore si sente escluso? «In Italia mancano buoni divulgatori - sostiene Dorfles. Dopo Piero Angela c'è il nulla. Dobbiamo ammettere l’incapacità degli intellettuali di essere facilmente accessibili. E poi credo che in Italia si legga poco perché manca la consapevolezza di quanto sia importante leggere e sapere. E lo dico anche al fine essere cittadini a pieno titolo. Luigi Einaudi sintetizzava con “Conoscere per deliberare”. Secondo me non si tratta tanto di un problema, ma di una vera e propria colpa».
Ma come fare per avvicinare gli italiani ai libri? «Molto può essere fatto a partire dalla scuola - continua Dorfles. In primo luogo producendo una competenza negli insegnanti fin dalle elementari. Pensare a un vero e proprio avviamento alla lettura. Anche con uscite nelle biblioteche, per farle conoscere, farle usare. E poi entrando con gli studenti nelle librerie, per far prendere confidenza».
Il grande inganno che Ray Bradbury racconta nello splendido “Fahrenheit 451” è che la gente non voleva più leggere libri perché questo la riempiva di ansia. Imbottiti di televisione tutti si sentivano più sereni...
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