Quanto stress per “La casa nova” anche nella Venezia di Goldoni

Da oggi a domenica al Rossetti lo Stabile del Veneto propone il celebre testo per la regia di Giuseppe Emiliani: un crescendo di dialoghi serrati e critica sociale

TRIESTE. Parola di Carlo Goldoni, affrontare un trasloco era uno stress anche nel 1760. Il grande drammaturgo veneziano ha costruito proprio attorno a questo tema la “La casa nova”, che arriva allo Stabile del Friuli Venezia Giulia da oggi a domenica.

L’allestimento è quello raffinato e accuratissimo di Giuseppe Emiliani, che coniuga l’amore per la tradizione e il rispetto filologico per la drammaturgia goldoniana a una messinscena che grazie alla tecnologia – la bella scenografia virtuale di Federico Cautero – “trasporterà” il pubblico in suggestivi scorci della Venezia del Settecento.

Goldoni scrisse “La casa nova” dopo una veloce gestazione e sull’onda emotiva di un’esperienza personale: al debutto al Teatro San Luca nel dicembre del 1760 fu accolta con notevole favore, replicò per tredici sere e superò addirittura il successo di due capolavori dello stesso periodo, “Gl’Innamorati” ed “I Rusteghi”.

In tempi recenti, invece, questa bella commedia veneta è stata ingiustamente poco frequentata e un motivo è da individuare nella numerosa compagnia che vi si deve impegnare. Vi pone riparo, ora, il Teatro Stabile del Veneto, che – unendo gli attori della Compagnia Giovani a quattro interpreti si grande esperienza come Piergiorgio Fasolo, Stefania Felicioli, Valerio Mazzucato e Lucia Scheriano e affidandoli alle cure di un regista dalla profonda competenza in materia goldoniana come Giuseppe Emiliani – ne porta in scena una lodata edizione.

Se lo spunto di partenza rimane attuale, la maestria di Goldoni rende la commedia ancor più universale, intrecciando alla leggerezza della scrittura e al divertente intreccio, importanti input di critica sociale e morale (si allude alla dissipazione, all’interesse, all’ipocrisia sociale, alla crisi economica che minano la moralità borghese).

«È una commedia d’ambiente in cui lo spazio poetico è occupato innanzitutto dalla vivacità dei dialoghi» osserva il regista. «I personaggi sono straordinarie creazioni linguistiche e la struttura drammaturgica è caratterizzata da un continuo “crescendo”, da un ritmo sempre più incalzante fino a diventare vertiginoso. Ciò che più colpisce di questo capolavoro è il suo raffinato equilibrio; il commediografo risolve in un impeccabile contrappunto gli elementi drammatici e gli effetti comici. Ogni fase dell’intreccio, ogni elemento della vicenda, ogni motivo dell’impianto tematico sono perfettamente calcolati e sapientemente integrati».

È dunque naturale che la frenesia e il crescendo della scrittura goldoniana si trasferiscano sul palcoscenico dove i protagonisti, Anzoletto e Cecilia sono da mesi impegnati in un oneroso trasloco. Cecilia, un po’ ingenua e un po’ capricciosa, è vittima di tutte le fragilità dei parvenu, e fin troppo sensibile agli inutili consigli su arredi e lussi forniti da scrocconi e nobili spiantati. Anzoletto, innamorato e insicuro, non si oppone alle bizze della sua sposa. E così falegnami e operai sono presi da un isterico lavorio senza una linea decisa. Questo caotico teatrino ha un gran numero di spettatori: diverte la serva Lucietta, inquieta non poco la sorella di Anzoletto, Meneghina, ansiosa di trovare la calma e le sostanze per sposarsi a propria volta. E le due sorelle Checca e Rosina pur saldamente borghesi nei valori, non perdono un attimo per curiosare e spettegolare. La salvezza per gli sposi arriva con Cristofolo, parente anziano e laborioso che pagherà i debiti del nipote e lo ricondurrà alla saggezza.

La produzione dedica lo spettacolo a Virgilio Zernitz, grande attore, indimenticabile interprete goldoniano e generoso maestro di giovani attori.

Per biglietti e prenotazioni ci si può rivolgere alla biglietteria del Politeama Rossetti, agli altri consueti punti vendita, o via internet sul sito www.ilrossetti.it.

Informazioni anche al numero del teatro 040-3593511. —

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