Quel “bambino indaco” di Saverio Costanzo

VENEZIA. Applausi per Saverio Costanzo, il secondo italiano in corsa per il Leone d'Oro, volato fino a New York per girare “Hungry hearts”, il film che ha presentato ieri a Venezia.
Liberamente tratta da “Il bambino indaco” di Marco Franzoso, la storia ha il sapore drammatico dell'attualità, concentrata sulla vicenda di Jude e Mina (Adam Driver, attore di buon cinema ma noto anche per la sua partecipazione alla serie della Hbo “Girls”, assieme ad Alba Rohrwacher), coppia di sposi felice e innamorata, divorata dalla crisi che arriva dopo la nascita del loro un bambino. Mina, italiana a New York, reagisce alla maternità inattesa con un eccesso di amore e di istinto protettivo che finirà per mettere a repentaglio la vita stessa del piccolo. Convinta che il suo sia un bambino “speciale”, un “bambino indaco” appunto, perciò dotato di qualità che vanno preservate, la madre si chiude con lui in un rapporto esclusivo, ossessionata dall'idea di doverlo proteggere dall'inquinamento, dai batteri, dalla strada, dalla compagnia, dal cibo che potrebbe comprometterne la purezza.
Mina si prende cura della sua alimentazione, basata esclusivamente su verdure di coltivazione propria (in una piccola serra creata apposta sul tetto del loro appartamento), semi, olii ed erbe. In un primo momento il marito non fa quasi caso a quelle manie, evidentemente dettate dal troppo amore, che poco a poco finiscono per trasformarsi in una forma patologica di integralismo. Il bambino non cresce come dovrebbe, ha la febbre, ma Mina non vuole portarlo dal medico perché potrebbe “avvelenarlo” coi medicinali. In fondo, “una madre sa sempre che cosa è meglio per suo figlio”.
E allora a Jude non resta che portarlo di nascosto in visita da un dottore che conferma le sue intuizioni: il piccolo è malnutrito e rischia seri problemi di salute. Lontano dallo sguardo iperattento della madre, Jude comincia a integrare l'alimentazione del bimbo con carne e proteine. Ma Mina se ne accorge e, come una Penelope, comincia a vanificarne gli effetti somministrando un olio, naturale e benefico, che “purificando”" il suo organismo, impedisce l'assimilazione del nuovo cibo. La coppia si perde in un cortocircuito che mette in moto sentimenti contrastanti.
«Scrivendo questo film non ho voluto giudicare nessuno - ha assicurato Costanzo - non era mia intenzione cercare di stabilire dov'è la ragione e dov'è il torto. Ci siamo limitati a osservare la vita di questi personaggi con tenerezza, senza prendere posizione. Se nello spettatore nasce il desiderio di schierarsi con uno o l'altro personaggio, significa che il film è vivo. Lessi il libro di Franzoso ma in un primo momento lo avevo respinto. Ci è voluto del tempo perché quella storia trovasse una collocazione. Quando ho deciso di scrivere il film non ho riletto il libro, mi sono basato sul ricordo, in questo modo è diventata una storia personale. È certamente una storia contemporanea, sarebbe inimmaginabile immaginarla in un periodo diverso da questo».
Il genocidio degli armeni è invece il tema del secondo film in concorso: “The cut”, ultimo capitolo della trilogia su “amore, morte e diavolo” di Fatih Akin, il regista tedesco di origine turca che un po' di mesi fa aveva cercato di mandare lo stesso film al Festival di Cannes, trovando tuttavia poca disponibilità ad accoglierlo. E non a torto, perché il film, per la cui realizzazione ci sono voluti quasi otto anni provocando anche minacce nei confronti dell'autore, riduce quella tragica pagina della storia ancora oggi rimossa e la vicenda di un uomo che attraversa il mondo per potersi ritrovare le figlie, a una lunga serie di cartoline che troppo spesso sfiorano il ridicolo.
Nella lista dei vip in arrivo è già segnalata la presenza di Mario Martone ed Elio Germano, che stasera presentano l'anteprima de “Il giovane favoloso”, ma è stato avvistato anche Stellan Skarsgard, tra i protagonisti di Nymphomaniac I e II, da vedere tra oggi e domani in versione integrale.
Domani nel pomeriggio “Italy in a day”, progetto collettivo firmato da Gabriele Salvatores e realizzato con i filmati girati il 26 ottobre 2013 in ogni parte d'Italia. Tra questi trovano spazio anche quelli girati dal collettivo “Coroneo 26” all'interno del carcere triestino.
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