«Quelle lezioni di scrittura con il mal di schiena. E poi Michela Murgia ci stregò cantando»
La morte della scrittrice. Garlini: “Perdiamo una donna poliedrica, la perdiamo troppo giovane”. Il ricordo dei giorni pordenonesi

Michela Murgia era una donna di straordinario carisma, che non lasciava indifferente chiunque incontrasse. In questi momenti, poco dopo la sua morte, ognuno ha dei ricordi da condividere, a loro modo decisivi, a loro modo delle svolte nella narrazione di una vita.
Che toccasse dentro, credo sia cosa nota, quello che stupisce è anche la quantità, cioè quante volte la sua gentilezza radicale, colma di volontà e mai rassegnata, muovesse le persone, le lasciasse come felicemente stese a terra. Anch’io in un paio di occasioni sono stato felicemente steso a terra e ho alcuni ricordi da condividere: che insieme formano un percorso.
La incontrai per la prima volta tanti anni fa a un festival milanese, discutevamo di festival e lei aveva delle posizioni molto distanti dalle mie, ci fu una sorta di mini polemica e poi facemmo pace dopo l’incontro. Conobbi se vogliamo la sua parte radicale e polemica. La vidi un’altra volta a una festa di contorno di un festival parigino dedicato agli autori italiani.

Mi parlò come un’amica e sembrava che avessimo passato l’infanzia insieme e che non ci rivedessimo dopo tanti anni, fu strano, in un momento diciamo così mondano, che si creasse uno spazio di intimità tanto profondo: era perfino cambiata l’impostazione della sua voce, era come se venisse da una conchiglia, quasi un sussurro.
Capivo che stava uscendo di lei la parte delicata, iper sensibile, capace di intrecciarsi con le persone su un piano di riconoscimento della comune umanità, della comune fragilità.
Abbiamo poi avuto altre occasioni, ma sempre con altra gente, e in quegli ambiti si riconosceva la sua capacità di creare intrecci di amicizia, e l’intelligenza della battuta: era una donna significativamente intelligente e ironica, per cui era davvero piacevole stare con lei, potevano esserci grappoli di battute, e una precisa verve, che senza lasciare il divertimento, analizzava profondamente la società in cui viviamo.
Ebbi poi modo di passare qualche giorno con lei quando venne a Pordenone per il corso di scrittura creativa pordenonescrive.
Fu abbastanza divertente: le avevo mandato qualche mail, aveva risposto che sarebbe venuta, e poi non aveva più risposto. Naturalmente questo genera ansia a chi organizza un evento, io sono ansioso di mio, e quando la vidi materializzarsi alla stazione, fu, come dire, una sorta di liberazione.
Aveva però rischiato di annullare le lezioni a causa di un furioso mal di schiena, ma visto che era di parola era venuta comunque, anche se vedevo che il dolore a volte le faceva luccicare gli occhi.
Furono due lezioni di una intensità che credo che ogni iscritto al corso ricordi: Michela Murgia ha raccontato sé stessa, ha dato consigli, ha letto cose di altri e cose sue, ha spiegato cosa è la poesia e cosa la prosa, e ha cantato.
Sì ha cantato: aveva una voce meravigliosa, e le parole più usuali che ho ascoltato al termina della lezione era: ci ha stregato.
Quando siamo andati a mangiare insieme, ci ha raccontato della sua famiglia, delle sue figlie, e visto che abbiamo entrambi una comune passione per il fantasy, abbiamo parlato di come il genere venga maltrattato in Italia, e di come invece un genere come il fantasy permetta la costruzione di altri mondi, e come se fosse un filtro che permette di guardare meglio la società in cui viviamo senza perdere l’occasione di inventarne una nuova.
Mentre parlavamo rileggevo con la mente i suoi libri, non erano fantasy, ma credo che non abbia cercato di far altro che far questo: guardare crudamente la nostra società senza perdere la possibilità di immaginarne una nuova, perfino di costruirla.
Perdiamo una donna poliedrica, la perdiamo troppo giovane. Ma credo che ognuno di noi che la ha incrociata, come me, e che non è rimasto indifferente, abbia portato qualcosa di lei dentro, e che questo qualcosa, positivo o negativo che sia, in un modo o nell’altro, germinerà.
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