Quell’ombra alle spalle in una giornata d’estate pazza

Da “La banda degli amanti” di Massimo Carlotto pubblichiamo l’inizio del romanzo, per gentile concessione della casa editrice e/o. di MASSIMO CARLOTTO L’estate aveva tradito ogni aspettativa. Aveva...
Di Massimo Carlotto

Da “La banda degli amanti” di Massimo Carlotto pubblichiamo l’inizio del romanzo, per gentile concessione della casa editrice e/o.

di MASSIMO CARLOTTO

L’estate aveva tradito ogni aspettativa. Aveva deciso di essere dispettosa, a tratti insopportabile, costringendo gli esperti a frugare nel passato alla ricerca di una stagione altrettanto bagnata e ventosa. Quel tardo pomeriggio le nubi coprivano il cielo ma non sarebbe piovuto. Il ragazzo che sedeva alle mie spalle ne era certo e i dubbi petulanti della fidanzata stavano erodendo come un fiume in piena gli argini della sua pazienza. Altri cinque minuti e sarebbe stato pronto a litigare. La discussione avrebbe virato verso altri argomenti più seri e più intimi. Un classico. Erano troppo giovani e non avevano ancora l’esatta percezione della potenzialità dei battibecchi di coppia. Io li conoscevo abbastanza per sapere che non vi era nulla di più saggio che arrendersi alla loro ineluttabilità.

Non vi era modo di prevederli o prevenirli, aleggiavano nutrendosi di inezie, poi all’improvviso decidevano di materializzarsi. In quel momento dal punto di vista affettivo vagavo in pieno deserto ed ero per forza di cose escluso da quelle dinamich e di cui non sentivo però la mancanza, anche se avrei avuto bisogno di un amore, uno qualsiasi, che riempisse il vuoto in cui ero precipitato.

Il cameriere mi portò un bicchiere old fashioned con sette parti di calvados, tre di drambuie, ghiaccio in abbondanza e una fettina di mela verde da sgranocchiare alla fine per consolarsi del bicchiere vuoto. Un Alligatore.

Non l’avevo ordinato. Ci aveva pensato Danilo Argiolas, patron del Libarium. Era un amico e vigilava sul mio benessere alcolico. Ero apparso nel suo bar di Cagliari una decina di giorni prima, dopo che non mi ero fatto vedere per diversi anni. Lui non aveva fatto domande. Si era limitato a ricordare al personale che non era un caso se il mio nome figurava sul menu dei cocktail.

Misi a fuoco il ghiaccio che si scioglieva nel bicchiere, l’acqua gelata si faceva largo con prepotenza nella miscela alcolica. Per qualche attimo mi sembrò un’osservazione degna di interesse, era un periodo in cui mi distraevo facilmente. Con la coda dell’occhio notai un’ombra che si avvicinava.

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