Rave, l’utopia possibile dell’arte che salva gli animali dal macello

Fabiana Dalla Valle
Regina José Galindo, “La oveja negra” PH NICO COVRE (PROMETEOGALLERY)
Regina José Galindo, “La oveja negra” PH NICO COVRE (PROMETEOGALLERY)

L’esperienza di RAVE ovvero East Village Artist Residency, realtà unica in Europa che potremmo sintetizzare con la frase -manifesto “animali e arte sotto lo stesso tetto” è diventata un libro che verrà presentato oggi, 12 novembre alle 18.30, alla Fondazione Imago Mundi Piazza del Duomo 20, a Treviso. “L’altro Rave” (Quodlibet edizioni) ripercorre la storia di RAVE dalla sua fondazione a oggi, 12 novembre, raccontando il metaprogetto basato sulla parità tra animali umani e non umani e insieme, una residenza artistica nella campagna friulana in cui vivono animali salvati dal macello.

Il dialogo fra Daniele Capra, l’artista Isabella Pers, cofondatrice della residenza, e “Valentino Girardi di Vulcano Agency, agenzia digitale nata proprio a RAVE”, ci anticipa il curatore Capra, “approfondirà come attraverso l’arte contemporanea siano state ripensate l’alterità e il rapporto fra umano e non umano”.

Nel volume è riportata la conversazione dello stesso Capra e del co curatore Nico Covre con le fondatrici, le sorelle, artiste e attiviste Isabella e Tiziana Pers lungamente intervistate nel loro studio a Trivignano udinese, corredata da numerose immagini delle attività svolte, delle opere realizzate dagli artisti e dei ritratti degli animali salvati in oltre un decennio di attività.

Comprendiamo grazie alla lettura delle parole di Isabella, raccolte nel volume che: “RAVE è nata come una residenza artistica, poi è diventata un metaprogetto, all’interno del quale viene invitato ogni anno un artista a realizzare una nuova ricerca in interazione con il contesto di RAVE, condividendo cioè spazio e tempo con gli animali salvati dal macello da Tiziana grazie ad Art History”. Insieme all’artista vengono invitati anche curatori, altri artisti, studenti e studiosi, architetti, scienziati e filosofi a partecipare a dei dialoghi, partendo dalla relazione tra arte contemporanea e questione animale. Una delle cose più importanti del progetto è la spinta alla condivisione, in uno scenario antispecista.

Anche il fatto di mangiare prima vegetariano e poi, negli ultimi anni, completamente vegano è un fattore caratterizzante. «È un modo di approcciarsi con l’altro animale che le persone che vengono a RAVE, siano esse artisti o altri partecipanti, generalmente provano per la prima volta. Non mi risulta che ci sia, perlomeno in Europa, un progetto artistico simile che nasce su queste premesse», conclude Capra. E a proposito di Art History che è tuttora la pratica centrale e nucleo fondante del progetto, si tratta di una proposta rivolta a un commerciante, un allevatore, un macellaio o a un pescivendolo, di cedere un animale vivo, destinato a essere ucciso, in cambio di un ritratto di quell’animale. Una tela che appunto ritrae esattamente quell’essere vivente così com’è, nelle sue stesse dimensioni.

La modalità è essenzialmente quella del baratto, con un contratto che lo sancisce.

Solo che non sono solo merci o servizi a essere scambiati, ma un bene superiore. Centimetri di pittura in cambio di centimetri di una vita destinata a finire, e che invece potrà continuare. —

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