Revoltella e il sogno di Suez

L’apertura del Canale in nome degli affari cambiò i rapporti tra l’Europa e il resto del mondo  
Nuovo appuntamento con le Lezioni di storia, sei appuntamenti questa volta dedicati a “Il viaggio”. Domani, alle 11, al Terminal passeggeri della Stazione marittima, a ingresso libero fino a esaurimento posti, introdotto da Arianna Boria, Giulio Mellinato parlerà su “Revoltella, Suez e oltre Suez”. Il ciclo delle Lezioni di storia, ideato dagli Editori Laterza, è organizzato dall’Erpac-Ente regionale patrimonio culturale della Regione Friuli Venezia Giulia, con il contributo della Fondazione CRTrieste, la media partnership de “Il Piccolo”, la collaborazione di Trieste Terminal Passeggeri e il patrocinio del Comune di Trieste. Anticipiamo di seguito un brano dell’intervento di Giulio Mellinato.




Già nel 1859, quindi circa dieci anni prima dell’apertura ufficiale del Canale di Suez, Ferdinand de Lesseps aveva completato una prima raccolta di capitali in vista della costituzione di una Società internazionale, cui sarebbe stato dato l’incarico di avviare i lavori per la concreta realizzazione dell’opera. In una lettera ad un suo agente, pubblicata nelle sue memorie, ricordava come il Viceré d’Egitto avesse posto una condizione vincolante prima di dare la sua approvazione al progetto: i capitali francesi non avrebbero dovuto superare la metà del totale, in maniera tale da dare un carattere “universale” all’impresa. La prima vera sfida di de Lesseps fu quindi la raccolta dei capitali, prima ancora di iniziare a scavare. In Inghilterra, Lord Palmerston e l’ingegner Stephenson (l’ideatore della prima ferrovia al mondo) gli erano fieramente contrari, ed anche in Piemonte il Conte di Cavour non gli era favorevole. Fra tutti, de Lesseps nella sua lettera ricordava come l’appoggio dei triestini von Bruck e Revoltella gli fosse diventato sempre più importante, tanto da programmare una visita particolare a Vienna e Trieste, per rinforzare quella alleanza.


Fu il sigillo definitivo di una relazione d’affari estremamente salda e duratura, che legò a lungo, e con profitto, il mondo finanziario e commerciale triestino con la costruzione del Canale, ed in seguito con i nuovi circuiti di traffici al di là di Suez. Nel 1869, tre piroscafi del Lloyd Austriaco (i gemelli Pluto e Vulkan, assieme al più grande America) sarebbero stati tra i primi ad attraversare il Canale, ed il Lloyd nei decenni seguenti avrebbe sviluppato le proprie linee verso l’India, la Cina ed anche il Giappone. Pasquale Revoltella avrebbe contribuito da protagonista alla costruzione del Canale, ma non visse abbastanza per poterne concretamente apprezzare le potenzialità. Ne fece però una specie di icona del proprio ideale di commercio, collocando una significativa allegoria dell’apertura della nuova via d’acqua ai piedi dello scalone d’onore del suo palazzo, e raccogliendo nella sua biblioteca un intero armadio dedicato all’Egitto, al Canale e oltre, verso quei mercati dove pensava di poter estendere i suoi commerci. Quel collegamento tra Mediterraneo e Mar Rosso fu in pratica molto più importante di quanto immaginato dallo stesso Revoltella, come divennero molto più estese e profonde del previsto le ripercussioni che seguirono la sua apertura. Attraverso la via più breve, la distanza tra Inghilterra ed India non solo si riduceva della metà, ma il viaggio diventava molto più agevole, perché sostituiva alla scomoda e turbolenta navigazione oceanica un tragitto tra l’Europa e l’Asia molto più tranquillo in parte con la ferrovia, attraverso mari relativamente poco agitati nella porzione intermedia. Questa nuova facilità negli spostamenti aprì anche nuove possibilità per il turismo, con viaggi verso le realtà affascinanti ma assai poco conosciute di un Oriente che rapidamente non fu più soltanto un indistinto “altro” rispetto all’Europa, ma iniziò ad articolarsi nelle sue grandi componenti arabe, indiane, cinesi e giapponesi, e tante altre identità che iniziarono ad affollare racconti, romanzi, avventure e perfino l’opera lirica. All’epoca, l’evoluzione delle guide turistiche per l’Oriente testimoniava un rapido cambio di mentalità, ed un progressivo adattamento alle nuove opportunità. In un primo periodo, il flusso di turisti iniziò a visitare proprio il Canale, come attrazione di per sé e come punto di partenza per esplorare da una parte l’Egitto dei faraoni, e dall’altra il Sinai con i suoi ricordi biblici ed i luoghi della religione. L’Oltre Suez veniva ancora descritto come una avventura per pochi, dove le difficoltà erano molte e serviva una guida abile per non perdersi all’interno di un universo dove un europeo avrebbe trovato estremamente difficile orientarsi. Dagli anni Ottanta dell’Ottocento iniziarono ad essere pubblicate guide turistiche di tipo diverso: schematiche istruzioni per viaggi d’ affari, oppure dettagliate illustrazioni di luoghi, persone e civiltà, con ampie digressioni sulle particolarità della vita delle regioni esotiche, fino a comprendere porzioni di letteratura locale tradotte e spiegate. Iniziava ad affacciarsi l’idea di un viaggio di conoscenza, e di una moderna esperienza immersiva, pure all’interno di un mondo così diverso.


In questa fase, la facilità dei collegamenti attraverso Suez consentì la lenta elaborazione di una nuova idea di viaggio al di fuori dell’Europa, dove al turista bisognava spiegare tutto, compresi i rudimenti della strana ma indispensabile medicina tropicale. La curiosità però era tanta, e le guide erano anche ricchissime di dettagli strani e curiosi riguardanti le numerosissime civiltà dell’Oriente, ora riconosciute nelle loro particolarità. Verso la fine dell’Ottocento, il flusso di turisti divenne così importante che le Compagnie di navigazione stesse iniziarono a curare la redazione e la stampa di appositi manuali, da leggere prima, o ancora meglio durante la traversata, per fornire ai viaggiatori la migliore preparazione in vista delle loro escursioni, ed anche per impegnarli in qualche modo durante le pur sempre lunghe e potenzialmente noiose giornate di navigazione. Quei manuali contenevano anche immagini ed istruzioni relative alla vita a bordo, che per noi diventano preziosissime testimonianze, quasi in diretta, di ciò che accadeva in quei decenni fondamentali. Il sogno di Revoltella e De Lesseps, diventato infine realtà, nei decenni precedenti la Grande guerra stava lentamente insegnando ad alcuni europei come diventare cittadini del mondo, anche se la pacifica attività del turismo contrastava in maniera sempre più stridente con quell’ideale imperiale onnicomprensivo, che all’epoca era il vero regolatore dei rapporti tra l’Europa e il resto del mondo.


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