Roberta Caronia da “Portopalo” a Pirandello

La si è vista su Rai1 qualche giorno fa impegnata nella miniserie "I fantasmi di Portopalo", assieme, tra gli altri, a Giuseppe Fiorello e Giuseppe Battiston. La si potrà vedere domani, alle 21, al teatro Comunale di Cormons per "Il berretto a sonagli" di Pirandello nell'adattamento di Valter Malosti, anche autore della regia e interprete del personaggio di Ciampa. Lei è Roberta Caronia, che sosterrà il ruolo di Beatrice Fiorica.
Che "Berretto" sarà?
«Un "Berretto" insolito, di quelli che non ci si aspetta. Parte dalla prima versione di Pirandello, in siciliano, molto dotto, colto. Sulla lingua è stato fatto un lungo, accurato lavoro per renderla fruibile ovunque. Se non fosse comprensibile da tutti, lo spettacolo non girerebbe da quasi due anni. Ma la sua cosa più bella è il ritmo, molto sostenuto al punto che ricorda quello delle commedie di Molière. Nel complesso è uno spettacolo fortunato: accolto felicemente sia dal pubblico che dalla critica; e non è un fatto frequente».
In tv si è conclusa da poco la miniserie "I fantasmi di Portopalo"...
«Abbiamo fatto sette milioni di spettatori, a tributare un ottimo lavoro. È un prodotto di qualità e senz'altro diverso rispetto al solito prodotto tv. Sono, ovviamente, molto contenta del risultato, raggiunto anche grazie al grande pubblico che segue Beppe Fiorello».
Come si è trovata con lui?
«Benissimo. È un lavoratore instancabile. E ha tantissima esperienza. Di fiction ne fa molte».
Tra i protagonisti c'era anche Giuseppe Battiston...
«Lo adoro. Mi sono trovata un ruolo da protagonista femminile accanto a Fiorello e Battiston che hanno caratteristiche così differenti ma sono entrambi grandi professionisti. Fiorello è la Sicilia. Io sono siciliana e quindi in lui ritrovo casa mia. Battiston, invece, è molto schietto, un artista pazzesco, un attore bravissimo e porta sempre con sé qualcosa di nuovo e di vero. Inoltre, è un artista che non si incontra tanto spesso in tv. Viene anche lui dal teatro e per me è sempre un piacere trovarmi a lavorare con artisti così completi».
La sua formazione è teatrale. Nel futuro si immagina più su un palcoscenico o sul set?
«Potrà sembrare strano ma il mio sogno era di fare l'attrice di teatro: non avevo il sogno della tv o del cinema. Il teatro è il grande amore della mia vita. Non lo potrei mai abbandonare anche se mi chiedessero di fare solo tv. Ad ogni modo, sono felice di confrontarmi anche con la macchina da presa. Sono lavori diversi ma entrambi vanno sperimentati, affrontati, vissuti: un attore vero può farli entrambi ma il teatro per un attore secondo me è irrinunciabile».
Tra i suoi maestri c'è Albertazzi. Come lo ricorda?
«Non è stato l'unico: ad esempio, ho lavorato con Marco Tullio Giordana. Ma Albertazzi per me è stato certo un grandissimo maestro. Mi ha insegnato la semplicità in scena: aveva proprio il segreto della semplicità del dire, del parlare. E da lui ho tentato anche io di imparare, nella mia piccola esperienza, questa grandissima qualità dell'essere così veri e credibili. Sempre».
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