“Sabbie mobili” in ricordo di Zuzzurro

Stasera “prima” al Comunale di Gradisca, con Ciufoli, Formicola, Pisu
GRADISCA. È una doppia prima: la stagione 2017-2018 del Nuovo teatro Comunale di Gradisca apre stasera alle 21, con il debutto (in regione) di “Sabbie mobili-Angeli e comici persi fra cactus sensibili e salotti mimetici”. Si tratta di un omaggio ad Andrea Brambilla, più noto come Zuzzurro, che, dopo Gradisca e un piccolo tour in regione, dall’8 al 13 dicembre, alla Contrada. Lo spettacolo vede protagonisti Roberto Ciufoli, Nino Formicola (Gaspare) e Max Pisu. La regia è di Alessandro Benvenuti, anche autore del testo assieme a Pamela Aicardi e Carlo Pistarino. La produzione è dei goriziani a.ArtistiAssociati.


«Ho scritto “Sabbie mobili” 27 anni fa dedicandolo a Zuzzurro e Gaspare - afferma Benvenuti -. Quindi, ha già visto la luce ma quest’anno vien riproposto anche in memoria di Andrea Brambilla proprio per la ferrea volontà di Nino Formicola di voler riprendere quello che ha costituito uno degli spettacoli di maggior successo commerciale della coppia oltre che il primo spettacolo teatrale appositamente scritto per loro». La vicenda? «Volevo raccontare in maniera comica quelle che erano le piccole crisi di Zuzzurro e Gaspare. “Sabbie mobili” parla di un duo di cabaret che ha perso la gioia di stare assieme e che una notte, di ritorno da una serata, su un piccolo aereo, sopra Milano, entra in una nuvola e si trova in un deserto nel quale incontra una strana creatura che insegna alla coppia l’arte dell’armonia. Sì, lo spettacolo è una favola per grandi e per piccini».


Il pubblico apprezza, e molto. «Nelle tre date di Borgio Verezzi, dove quest’estate c’è stato il debutto - dice Benvenuti - abbiamo ottenuto un grandissimo successo perché si tratta di uno spettacolo comico, uno dei pochi che girano per l’Italia. Infatti, molti possono essere brillanti ma questo è proprio un lavoro comico, pur avendo la struttura di una commedia. Ed è una storia che piace ai bambini come agli spettatori più anziani. Insomma, è una storia eterna».
(a.p.)


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