Scandalo al Nobel il libro di Tiozzo lo aveva previsto

L’annuncio di sospendere l’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura 2018 «a causa della ridotta fiducia dell’opinione pubblica nei confronti dell’Accademia di Svezia», come recita la nota...

L’annuncio di sospendere l’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura 2018 «a causa della ridotta fiducia dell’opinione pubblica nei confronti dell’Accademia di Svezia», come recita la nota emessa dalla stessa Accademia, ha del clamoroso perché giunge a suggello del caso delle molestie subite dalla principessa Vittoria da parte di Jean-Claude Arnault, marito di una degli Accademici.

Non è però un fulmine a ciel sereno. Da alcuni anni il premio letterario considerato, ormai a torto, il più prestigioso al mondo è andato perdendo la sua allure, subissato da critiche feroci. Il riconoscimento a Bob Dylan, incomprensibile per molti, è solo l’ultimo di una serie controversa, che coinvolge pure Dario Fo, per arrivare in anni più recenti alla giornalista Svjatlana Aleksievic passando per i francesi Modiano e Le Clezio.

Ma se la sorpresa per Dylan, Fo e per la Aleksievic era più che altro dovuta alla loro appartenenza a generi non letterari, i due francesi hanno fatto alzare il sopracciglio dei critici per la scarsa qualità delle loro opere. Come mai sono stati premiati proprio loro? Da quella che in svedese si chiama ‘tystnadskulturen’, la cultura del silenzio che ammanta l’Accademia di Svezia, sono cominciati a filtrare sussurri e voci che ronzano come vespe attorno a un solo nome, ed è ancora quello di Jean-Claude Arnault.

A dare corpo e anima a queste voci è Enrico Tiozzo, da oltre trent’anni professore ordinario di Lingua e letteratura italiana presso l’Università di Göteborg. Attivo anche come traduttore, premiato nel 2003 dall’Accademia di Svezia per la qualità del suo lavoro, nel 2002 ha pubblicato ‘Il premio Nobel e la letteratura italiana’ e ora dà alle stampe questo ‘Il premio Nobel per la letteratura. La storia, i retroscena, il futuro’ (Aracne, 184 pagg, 12 euro) che non poteva cadere in una congiuntura più azzeccata. Tiozzo conosce molto bene il mondo culturale svedese e da informatissimo insider è in grado di sapere ciò che anche molti anche addetti ai lavori ignorano. E se non era una novità che Arnault, settantunenne franco svedese, fotografo e artista, marito della poetessa Katarina Frostenson, una dei diciotto accademici, i cosiddetti Immortali che assegnano il Nobel e che frequentano lo studio di Arnault nel centro di Stoccolma, tra l’altro finanziato dall’Accademia, fosse un molestatore seriale, accusato nello scorso novembre di avere sessualmente importunato diciotto donne, Tiozzo rivela altri lati oscuri del Nobel. Arnault appare come una sorta di puparo in grado di indirizzare il Nobel verso candidati a lui vicini, come Modiano e Le Clezio e, andando sempre più verso il fondo, di essere coinvolto nel giro di scommesse che si scatena all’avvicinarsi della proclamazione del vincitore. Una marea di fango che alla fine ha travolto la reale Accademia di Stoccolma, l’istituzione che dal 1901 è incaricata di attribuire un premio che ora vale circa 800 mila euro, non tantissimo in termini assoluti, ma che è in grado di far lievitare a livelli esponenziali la fama, e le vendite, dei vincitori.

Tiozzo ricostruisce i cento e passa anni del premio, le scelte pavide o improntate al politically correct, smaschera la poca competenza degli accademici, ne mette in luce le pastette, solleva il sipario di segretezza aprendosi la strada a colpi d’ascia non risparmiando (quasi) niente e nessuno. La sua richiesta di una profonda revisione della composizione della giuria e dei criteri di assegnazione del premio viene adesso promessa dall’Accademia mentre dà l’arrivederci al 2019. Il miglior riconoscimento per il libro di Tiozzo.

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