Scatti di Ulian Lucas volti e sguardi di vita dal Sessantotto alle guerre d’Africa

A Palazzo Tadea di Spilimbergo una mostra  con ottanta stampe della lunga carriera del fotoreporter 
Piazzale Accursio, Milano, 1971
Piazzale Accursio, Milano, 1971

franca marri

Dai reportage realizzati in varie città d’Europa a quelli sull’Africa; dalle manifestazioni di piazza del’68 e dei primi anni Settanta alla guerra nell’ex Jugoslavia, al mondo del lavoro, della fabbrica. La mostra “Altri luoghi, altri sguardi”, a cura di Tatiana Agliani propone a Palazzo Tadea di Spilimbergo, un’ottantina di fotografie scattate nel corso degli ultimi cinquantanni da Uliano Lucas.

L’esposizione è organizzata dal Craf (Centro Ricerca e Archiviazione della Fotografia) che quest’anno ha conferito a Lucas il premio Friuli Venezia Giulia Fotografia nazionale. Nato nel 1942 a Milano, Uliano Lucas cresce nel quartiere di Brera frequentando sin dall’età di diciassette anni gli artisti, i poeti, gli intellettuali, i fotografi e i giornalisti che allora animavano il Bar Jamaica. Qui decide di diventare fotoreporter.

Tra i primi scatti che si incontrano in mostra a Palazzo Tadea ci sono il ritratto del pittore Enrico Castellani colto proprio nello storico bar milanese, quello dell’artista Agostino Bonalumi ai giardini di via San Marco, l’immagine di una performance di Piero Manzoni alla Galleria Azimut con i suoi “Corpi d’aria”, tutti datati agli anni Sessanta. E c’è anche la foto che ritrae lo scrittore Truman Capote a Torino durante una visita a Giovanni Agnelli.

Con l’avvento del Sessantotto, Lucas inizia a documentare le diverse realtà del proprio tempo, le proteste antiautoritarie, le periferie, l’immigrazione. Della lotta studentesca racconta i sit-in, gli scontri con la polizia, l’Università Statale occupata: tra le varie immagini spicca quella con tre giovani che attraversano di corsa piazzale Accursio venendo in avanti con impeto, con la bellezza e la sfrontatezza della loro età, brandendo le loro bandiere, quali vessilli della loro battaglia.

Contemporaneamente il suo sguardo va ad indagare le trasformazioni e le contraddizioni di una città che si sta espandendo con le nuove costruzioni del quartiere Sant’Ambrogio: inquadra i grandi palazzi che si ergono sullo sfondo con le pecore che pascolano nel prato antistante tra rifiuti abbandonati. In un’altra immagine ritrae un immigrato sardo che tiene nella mano sinistra la sua valigia legata con lo spago e sulla spalla destra un enorme scatolone di cartone: è fermo, guarda l’obiettivo, alle sue spalle il grattacielo Pirelli.

Tra i temi su cui ritorna più spesso nel corso degli anni quello del lavoro è senza dubbio il più articolato e forse anche quello che più lo appassiona. Dalle catene di montaggio della Zanussi, dell’Alfa Romeo e della Fiat, alle assemblee dei portuali di Genova lo sguardo di Lucas si rivela sempre attento, sensibile, partecipe.

Anche la questione psichiatrica rappresenta un capitolo importante del suo impegno. Nel 1987 è a Trieste per un reportage sull’ex-ospedale psichiatrico; chiede a medici, pazienti, a chi passava per il parco di San Giovanni di posare davanti al suo obiettivo cancellando ogni possibile limite tra normalità e diversità. Una donna dai capelli biondi si atteggia a diva del cinema: la foto ci dice tutta la sua gioia, la sua voglia di esserci. Qualche anno dopo va a Mostar e a Sarajevo dove fissa gli sguardi dei profughi di religione mussulmana, di una coppia di anziani all’ospizio, di due ragazzi allievi di una scuola di musica. Fotografa bambini che per strada giocano alla guerra, il corpo amputato di un uomo sul letto d’ospedale, coperto da bende e cerotti.

Ci sono poi le foto dell’Africa con le guerre di liberazione, gli orfanotrofi, “Il pozzo cantante di Dubluk”; la sala parto dell’ospedale di Foggia, il corso per partorienti nella piscina di Gorizia e gli ultimi scatti realizzati l’anno scorso in un centro per richiedenti asilo a Settimo Torinese. Nel corso della sua vita ha collaborato con diverse testate giornalistiche e diversi sono anche i libri che raccolgono le sue indagini fotografiche; di prossima uscita per Bompiani uno sul Sessantotto. Rigorosamente in bianco e nero, la fotografia di Uliano Lucas rispecchia sempre un pensiero, la voglia e la necessità di comprendere per poi poter raccontare una storia, tante storie, per lo più “a margine”, nell’intento di “spiegare, dare emozioni, far ragionare”. —



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