Schiavulli racconta storie di fanatismo

La giornalista oggi a Trieste e domani a Grado

Si chiama Radio Bullets ed è una webradio fatta di “parole che frantumano il silenzio”. Racconta le notizie internazionali che probabilmente non leggeremo nei media italiani, o “non troppo a lungo”. L’ha fondata e la dirige una giornalista di trincea, Barbara Schiavulli, Premio Luchetta 2007: «l'Italia – spiega - non è più un Paese per giornalisti che vogliono raccontare guardando le cose da oltre una scrivania. A Radio Bullets siamo una quindicina, cerchiamo di raccontare quello che accade intorno a noi, per capire il nostro mondo». D’altra parte le cronache dalle trincee del mondo fanno parte del dna di Barbara Schiavulli da quando, tredicenne, sognava di fare non la ballerina o la maestra, ma la giornalista di guerra. Perché? «Volevo denunciare la violenza, i soprusi, le ingiustizie». Un obiettivo perfettamente centrato con l’ultimo, emozionante libro. “Quando muoio lo dico a Dio” (Youcanprint, pagg. 114, euro 12) intreccia tre storie del nostro tempo legate al fanatismo religioso: una ragazza musulmana colpevole di amare, un ragazzo ultraortodosso ebreo che voleva ballare e una cristiana che voleva essere solo se stessa. «Vicende – spiega l’autrice - tratte e ispirate alla realtà: fatte di forza, lotta e coraggio, anche quando non c'è il lieto fine. Storie che dimostrano, una volta di più, che non esiste un buon estremismo. Quando si supera il confine del buon senso, dei diritti e dei doveri, l’estremismo diventa il male:che sia religioso, politico o ideologico».

Sono due le occasione per ascoltare Barbara Schiavulli e sfogliare insieme a lei le pagine di questo avvincente diario di giovani vite messe a dura prova dal fanatismo religioso: oggi alle 18 sarà al caffè letterario Lettera Viva a Trieste (viale XX Settembre 31), in dialogo con la giornalista Fabiana Martini e con letture di Sara Alzetta. E domani, alle 19 al Grand Hotel Astoria di Grado sarà protagonista della 2° edizione del festival Isola delle Donne, nella giornata inaugurale a cura dell’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune e dell’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia, insieme a Giusi Fasano (alle 17), Paola Dalle Molle e alla consigliera pronvinciale di Parità pordenonese Chiara Cristini (alle 16), tutte in dialogo con il presidente dell’Ordine Fvg Cristiano Degano. In serata al festival anche il saggista Roberto Bertinetti, autore di un libro curiosamente omonimo, “L’isola delle Donne (Bompiani) dedicato a nove “ladies” che hanno fatto grande la Gran Bretagna.

L’incontro di Grado sarà l’occasione per esplorare con Schiavulli i leitmotiv di un libro che racconta le trincee calde del mondo: gli estremismi non smettono di "affascinare" i giovani, come alfabetizzare le generazioni che guideranno il mondo? «Conoscere è il primo modo – spiega la giornalista – Ci sono i militanti locali, ragazzi attirati dopo decenni di guerra, povertà, malattie, analfabetismo e bombardamenti occidentali che non possono evocare giustizia nè democrazia; e ci sono i combattenti stranieri, ragazzi di terza o quarta generazione che provengono da Paesi europei. Serve un gran lavoro di contrasto alla radicalizzazione, perché in paesi come il Regno Unito, dove i migranti non si sono mai veramente integrati e vivono in ghetti o in Francia dove la radicalizzazione avviene nelle carceri, serve una risposta di politica comune, sociale, psicologica e culturale diversa da quella che offre oggi l’Occidente. In Italia non viviamo la stessa marginalizzazione di altri Paesi, perché non ci sono ancora le terze e quarte generazioni, ma anche per la normativa antiterrorismo che risale agli anni ’70. Questo non significa che non ci serva fare prevenzione. Per una volta abbiamo una decina di anni di vantaggio rispetto ad altri Paesi: dovremmo cercare di non sprecarli».

Barbara Schiavulli ci racconta la sue esperienza dall’Italia, in queste ore: inutile dire che freme dal desiderio di partire: «farò presto un crowdfunding, una raccolta fondi fra i miei lettori e ascoltatori - spiega - perché i giornali italiani non pagano più gli articoli in modo dignitoso. Sono indecisa se andare in Venezuela per le elezioni, un Paese devastato dalla povertà, dove cibo e medicine sono introvabili; oppure in Afghansitan, il Paese che amo dove la situazione peggiora di giorno in giorno. Per fortuna - ironizza - i proiettili sono democratici e non guardano se sei maschio o femmina...».



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