Schiele, scandaloso prodigio

All’Albertina di Vienna un omaggio all’artista in vista del centenario della morte
Di Flavia Foradini

di FLAVIA FORADINI

Assieme a Gustav Klimt, Egon Schiele è uno degli artisti austriaci più conosciuti al mondo e più cavalcati sia dalle istituzioni museali sia dal marketing turistico soprattutto viennese. Parrebbe dunque impossibile poter vedere ancora una mostra significativa su questo enfant terrible dell'Espressionismo, falciato all'età di 28 anni dall'epidemia di spagnola che funestò l'Europa nel 1918. E invece l'esposizione che propone l'Albertina fino al 18 giugno è un'imperdibile occasione per addentrarsi fra disegni, acquerelli, guazzi, bozzetti e schizzi del prolifico artista nato nel 1890 nei pressi di Vienna e affacciatosi presto sulla scena artistica della capitale asburgica.

L'iniziativa dell'Albertina è un'anticipazione delle probabilmente copiose celebrazioni che nel 2018 offriranno al grande pubblico articolate occasioni di immergersi negli spigolosi e scabri tratti di Schiele. Per il primo centenario della morte, la mostra, costituita in larga parte da opere dell'Albertina stessa e da lavori provenienti da collezioni private, e ora esposta nel palazzo a ridosso del Ring, è già stata prenotata dal Museo Pushkin di Mosca, dal Museum of Fine Arts di Boston e dalla Royal Academy di Londra.

Negli ultimi anni l'Albertina ha spesso offerto percorsi espositivi sia di dipinti che di grafica, ma per questa mostra ha deciso di attenersi alla propria primigenia vocazione come collezione grafica, perché, sostiene il direttore Klaus Albrecht Schröder, che è curatore dell'iniziativa ma è soprattutto uno dei massimi esperti internazionali sull'opera dell'artista, "lo Schiele disegnatore è addirittura migliore dello Schiele pittore".

Celebri fra i suoi disegni e acquerelli sono i nudi di donna, gli studi erotici, i ritratti di bambini e gli autoritratti che costellano quasi ossessivamente la sua breve ma intensa carriera e che la mostra viennese propone in numerosi esempi, cominciando da un autoritratto a gessetto datato 1906, quando Schiele aveva 16 anni e venne accettato come studente più giovane dei corsi dell'Accademia di Belle Arti di Vienna, dove poté sperimentare svariati approcci e tecniche.

Schiele visse una vita all'insegna della totale libertà, indifferente agli scandali anche a sfondo sessuale che lo portarono persino a processo e in gattabuia. I pochi anni della sua esistenza gli regalarono una precoce e salda notorietà, anche grazie ad alcuni mentori che lo aiutarono nella sua affermazione, fra cui Gustav Klimt, i collezionisti Arthur Roessler, August Lederer e Karl Reininghaus, e gli artisti della Wiener Werkstätte.

Con una produzione di oltre 300 dipinti e 2500 disegni, Schiele lasciò un'impronta profonda non solo nella vita culturale e artistica viennese, diventando un'icona della storia dell'arte europea del primo Novecento.

La mostra dell'Albertina prende le mosse dagli albori dell'espressione di un indubbio talento già nello Schiele adolescente, e prosegue attraverso tutte le fasi produttive, via via fino agli ultimi lavori. Una carrellata che consente di cogliere riferimenti e sviluppi nello stile del pittore e . disegnatore: gli echi dello Jugendstil all'inizio della sua carriera, e poi la messa a punto di un'arte originale e inconfondibile, anche se, proprio nei disegni dal tratto veloce, non mancano forti contiguità con Gustav Klimt.

Una chicca per il pubblico del Friuli Venezia Giulia sono i due acquerelli triestini che testimoniano della presenza di Schiele nel capoluogo giuliano nell'estate del 1912, poche settimane dopo il suo rilascio dalla prigione in cui era stato rinchiuso per 24 giorni. Le due opere su carta raffigurano una barca di pescatori e delle imbarcazioni nel porto di Trieste. Intento realistico, immediatezza e spiccata cromia caratterizzano le due opere di proprietà dell'Albertina.

Quegli anni immediatamente precedenti alla prima guerra mondiale furono fitti di lavoro e di successi: Schiele poté esporre fra l'altro anche a Budapest, Monaco, Berlino, e Düsseldorf, oltre che in rinomate gallerie in patria. Nel maggio del 1915 venne richiamato alle armi, ma come tanti altri artisti e intellettuali, riuscì a essere distaccato lontano dal fronte: in Bassa Austria fu assegnato al campo di prigionieri russi di Mühling e gli venne concessa facoltà di dipingere. Dal gennaio 1917 venne addirittura trasferito a Vienna, e poté tornare ad abitare nella sua casa di Hietzing.

Il coronamento della sua carriera lo ebbe nel marzo 1918, quando espose alla 49° mostra della Secessione. Ormai affermato e apprezzato, vide impennarsi le committenze per ritratti e le richieste di disegni erotici: nell'ultimo scorcio della sua vita sono documentate 177 sessioni di pittura con modelle. Poi il tracollo fisico: dopo pochi giorni di malattia, morì a Vienna il 31 ottobre 1918, appena qualche giorno prima della fine della Grande Guerra.

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