Se c’è qualcuno lassù lo scopriremo vivendo (forse) fra 43 mila anni

di Fabio Pagan
Visto dall'aereo, il radiotelescopio di Arecibo spicca come un disco bianco incastonato nel verde della foresta che copre parte dell'isola di Puerto Rico. Ma è solo quando ci si affaccia dalla ringhiera che dà sul "catino" del radiotelescopio che si apprezzano davvero le dimensioni di quello che dal 1963 è il più grande strumento astronomico mai costruito: un disco del diametro di 305 metri inserito in una conca naturale del territorio carsico al centro dell'isola caraibica. A 150 metri sopra il disco, tenuta sospesa da 18 cavi tesi fra tre altissime torri, un'imponente piattaforma raccoglie con la sua cupola semisferica le onde radio provenienti dallo spazio e riflesse dal "catino" dello strumento.
Anche se ormai avviato sul malinconico viale del tramonto e a perenne rischio di chiusura, Arecibo resta una specie di icona per le nostre speranze di comunicare con altre civiltà nel cosmo. Non per nulla è apparso nel film "Contact" (1997), in cui Jodie Foster dà vita ai sogni del progetto Seti: ovvero Search for Extra-Terrestrial Intelligence, la ricerca di intelligenze extraterrestri.
Da Arecibo, nel 1974, è partito il famoso segnale radio che racchiudeva un messaggio in codice binario diretto verso l'ammasso stellare M13, distante 23 mila anni luce. Il messaggio descriveva gli atomi su cui si fonda la vita sulla Terra, conteneva un disegno della figura umana, forniva la posizione del nostro pianeta e uno schema del radiotelescopio da cui il segnale era partito. Se qualcuno lassù lo raccoglierà - e lo capirà - lo sapremo (lo sapranno i nostri lontani discendenti) tra 46 mila anni.
Autori del messaggio cifrato erano due scienziati fuori dell'ordinario: il compianto Carl Sagan, astrofisico e popolarissimo divulgatore, e Frank Drake, "padre" e anima del Seti, che negli anni Sessanta è stato anche direttore del radiotelescopio di Arecibo.
Aveva trent'anni nel 1960, quando per quattro mesi potè utilizzare il radiotelescopio di Green Bank, West Virginia, per scandagliare i segnali radio provenienti da Tau Ceti ed Epsilon Eridani, due stelle distanti da noi appena una decina di anni luce. Battezzò quel tentativo Progetto Ozma, dal nome della principessa del romanzo "Il mago di Oz". Non potendo esplorare tutto lo spettro delle radioonde, si era deciso di concentrarsi sulla lunghezza d'onda di 21 centimetri, che è quella emessa dall'idrogeno: la più diffusa nell'Universo, considerata la più adatta per le comunicazioni interstellari.
Drake non registrò alcun segnale radio "anomalo", come in fondo c'era da attendersi. Ma il tentativo aprì la strada alla creazione di piccoli gruppi di astrofisici e radioastronomi (anche nell'Unione Sovietica) interessati a portare avanti queste ricerche nonostante lo scetticismo di una parte della comunità astronomica. Nel 1984 nacque il Seti Institute, con sede a Mountain View, California, finanziato dalla Nasa. Le cose cambiarono nel 1993, quando l'ente spaziale tagliò i fondi per queste attività.
Il Seti Institute si trasformò in un ente privato e riuscì ad attirare generosi finanziamenti. Co. me i 30 milioni di dollari offerti da Paul Allen, co-fondatore di Microsoft assieme a Bill Gates, e impiegati per la costruzione in California di un radiotelescopio costituito da qualche decina di antenne paraboliche (che però non è stato possibile impiegare come Drake aveva sperato). Nel 2011 altra grave crisi finanziaria, superata con un'operazione di crowdfunding sostenuta dall'attrice Jodie Foster e da Bill Anders, astronauta di Apollo 8, la prima missione circumlunare. Ma la situazione restava precaria, nonostante l'appoggio dell'opinione pubblica (anche grazie all'intensa presenza mediatica e alle attività di divulgazione dell'astronomia che il Seti Institute ha sempre perseguito).
La svolta - imprevista - è arrivata il 20 luglio scorso. A Londra, nella sede della prestigiosissima Royal Society, il miliardario russo Yuri Milner annunciava un investimento di 100 milioni di dollari nell'arco di dieci anni per rilanciare i piani per la ricerca di segnali "intelligenti" dallo spazio. Il progetto è stato battezzato Breakthrough Listen, traducibile più o meno come "Svolta nell'ascolto". A fianco del miliardario, sulla sua sedia a rotelle tecnologica, c'era Stephen Hawking, il celebre cosmologo inglese "profeta" dei buchi neri, la cui drammatica vicenda personale è stata raccontata dal recente film "La teoria del tutto".
Yuri Milner (che ha un dottorato in fisica e non è nuovo a iniziative a sostegno delle attività spaziali) ha delineato i punti del suo progetto, che partirà a gennaio: finanziare la realizzazione di nuove strumentazioni e offrire alla comunità Seti la possibilità di utilizzare in esclusiva, per un uno o due mesi all'anno, il nuovo radiotelescopio da 100 metri di diametro di Green Bank e quello da 64 metri di Parkes, in Australia, non lontano da Sydney, oltre al telescopio ottico del Lick Observatory, California, per la localizzazione di eventuali segnali laser inviati dagli alieni. In più, Milner ha messo in palio un premio di un milione di dollari da assegnare al vincitore di un concorso per l'ideazione di un messaggio in codice destinato agli extratterrestri.
Stupisce l'adesione di Stephen Hawking a quest'ultimo punto. Proprio recentemente - attraverso il suo sintetizzatore vocale - Hawking aveva messo in guardia sui potenziali rischi legati all'invio di segnali che rivelino la nostra esistenza e la nostra posizione nell'Universo: «È vero che le distanze in gioco sono enormi, insuperabili per la nostra tecnologia attuale. Ma se gli alieni un giorno arrivassero, potrebbe anche accadere sulla Terra quanto avvenne ai nativi americani con lo sbarco di Colombo e dei conquistadores».
A Londra, all'annuncio del miliardario russo, era presente anche Frank Drake, oggi presidente emerito del Seti Institute. Un quieto visionario di 85 anni che ora avrebbe più tempo per godersi i cinque figli e i suoi hobby: intagliare le gemme, coltivare le orchidee e produrre il suo vino vicino a Santa Cruz. Ma che non ha smesso di inseguire il suo antico sogno: «We are not alone». Non siamo soli.
(3 - Fine. Le altre puntate sono state pubblicate l’11 e il 12 agosto)
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