“Se fossi lì piangerei tanto” La Shoah nelle poesie dei bambini di Trieste

la recensione
«E li fucilano, e li bastonano. Io se fossi lì piangerei tanto», scrive Stefan Nedeljkovic, 10 anni. Quale mezzo migliore della poesia per comunicare messaggi complessi e per trattare argomenti delicati come la Shoah? Sono 114 i piccoli autori de “Il cielo pure è in pianto. L’Olocausto nelle poesie delle bambine e dei bambini (Irsec– Istituto regionale per la storia della Resistenza e per l’età contemporanea nel Fvg, pagg. 90 pagine, Euro 5,00), una raccolta di componimenti nati nelle aule della scuola primaria Umberto Saba di Trieste, sotto la guida dell’ insegnante Liliana Marchi. Da sempre maestra Lilli, come è conosciuta dai suoi alunni, Marchi ha contaminato con la poesia le sue lezioni, strutturando nel tempo un laboratorio dedicato alle ultime tre classi. I versi che hanno ispirato bambini nel corso degli anni nella creazione di disegni e pensieri sono quelli di poeti e poetesse, italiani e stranieri, dai classici ai più recenti, da Gianni Rodari a Evgenij Aleksandrovič Evtušenko, da Grazia Deledda a Corinne Albaut. Poi, una decina di anni fa, la svolta: uno degli alunni, Riccardo Fichera Mammas, si è avvicinato alla cattedra e ha mostrato una poesia scritta di suo pugno prendendo spunto da una riflessione appena condivisa. Maestra Lilli ha deciso così di invitare gli alunni a comporre. «Il risultato è stato sorprendente – ammette-. Mi sono accorta che questo tipo di linguaggio rompe le barriere, i bambini scavano in profondità senza provare pudore come avviene con i mezzi espressivi tradizionali, con il tema o il racconto».
I laboratori si sono trasformati in una palestra di scrittura, diventata un’occasione per parlare di cyberbullismo, di violenza sulle donne, di diritti dell’infanzia. Nessuno dei piccoli si è tirato indietro e dalle penne di bambini di 9 o 10 anni sono nati versi e motivi inaspettati. Da qui le prime raccolte, autoprodotte con l’aiuto dei genitori: “Un mondo pieno di colori” (Libreria Editrice San Marco 2009) mentre per Lint Edizioni sono state pubblicate “La poesia è un tratto di inchiostro” (2015), “Spiccioli di poesia” (2016) e “Mi lascio trasportare dalla poesia” (2017). Nel 2018, a 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali fasciste, il focus delle lezioni si è spostato sulla Shoah. Ed ecco che il diario di Anna Frank, gli scritti degli internati nel campo di Terezin e alcune pagine di Rosetta Loy sono diventate stimolo per nuovi componimenti. Nasce così “Il cielo pure è in pianto”, la quinta collezione di poesie, questa volta supportata dall’Irsec. Come nelle precedenti edizioni, anche i dettagli sono stati ideati dagli alunni: Rita Pizzo ha pensato al titolo, mentre l’immagine di copertina è stata disegnata da Maya Sophia Linhart. Le poesie dei bambini della scuola Saba hanno ricevuto alcuni riconoscimenti. Nel 2017 le classi coinvolte sono state invitate a Roma, al Campidoglio, nell’ambito dei Trattati Europei e in seguito sono state premiate nel concorso Scuola strumento di pace. Settant’anni di diritti umani e di democrazia costituzionale. «Per noi insegnanti trattare un argomento crudo come quello della Shoah con i bambini non è facile ma, come si vede, neppure impossibile», conclude Marchi che, da poco in pensione, non rinuncia a promuovere alcuni incontri di poesia nella scuola dove ha insegnato per 39 anni. Martedì, alle 17, “Il cielo pure è in pianto” verrà presentato all’Auditorium del Museo Revoltella, alla presenza della curatrice, del presidente dell’Irsec Mauro Gialuz e di Anna Vinci, autrice dell’introduzione. Durante l’evento, moderato da Fabiana Martini e inserito nel calendario ufficiale del Comune di Trieste per la Giornata della Memoria, la sala si riempirà di tanti mini-poeti pronti a interpretare i versi che testimoniano la loro immedesimazione. «Se solo provo a pensare a queste cose, il cuore mi si spezza e non torna più indietro», recita l’opera di Letizia Musco Biscaldi. —
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