Severgnini, ultimo ospite a Monfalcone racconta il manifesto dei Neoitaliani

MONFALCONE

«Il Friuli Venezia Giulia, con un particolare riferimento a Trieste, e la Sardegna sono le due regioni che, pur non essendo casa mia, amo di più. E il mio si tratta di un amore informato. Vedere piazza Unità e dire, guardando il mare, che è bella, è troppo facile: occorre conoscere anche cos’è successo in città e io, per esempio, se mi si chiede chi era Stuparich lo so bene».

Così, per Beppe Severgnini, è l’ennesima volta "da noi". Ci torna per presentare “Neoitaliani. Un manifesto” (Rizzoli, pagg. 224, euro 17): oggi, alle 18.30, a Monfalcone, per Geografie, lo farà in forma di spettacolo in un appuntamento dal titolo “Una stranissima primavera” e con lui, sul palco, in piazza della Repubblica (in caso di maltempo al teatro Comunale), ci sarà, in un racconto musicale, anche il pianista e cantante Carlo Fava.

«Questo libro l’ho presentato dodici volte, di cui nove tra Sardegna e Friuli Venezia Giulia, cosa stranissima. In fondo, però, sono io a scegliere dove andare. E ciò significa che tornare da voi mi piace eccome» racconta l’editorialista del Corriere della Sera.

Domani, alle 18, Severgnini sarà invece a Trieste, al Caffè San Marco, «con mia grande soddisfazione e mi risulta che lunedì sia solitamente il suo giorno di chiusura: sono quindi onorato di poterci essere in un giorno che solitamente non è lavorativo, io che non sono né Claudio Magris né Giorgio Voghera né gli altri grandi che al San Marco passano e sono passati. Sono soltanto uno scrittore che ha provato a raccontare il Paese, ma so che nel 1914 per chiamarlo Caffè San Marco hanno dovuto litigare, perché il nome sembrava troppo italiano. Quindi, mi pare il posto perfetto per presentare il mio libro».

A proposito di Claudio Magris, «non posso dire di conoscerlo benissimo, ma abbastanza bene – aggiunge Severgnini -. Quando è venuto a Milano ci siamo visti diverse volte, come due o tre volte a Trieste, al Caffè Tommaseo. Però, lo leggo (di lui ho letto quasi tutto) e mi piace molto. Apprezzo che sia sempre riuscito a progredire, quando invece negli anni generalmente c’è la tendenza a ripetersi. E poi ha una nipote che adora e che è una mia super lettrice. Quindi, lui mi vuole bene, ma non so quanto il merito sia mio e quanto di sua nipote».

Prosegue Severgnini: «Ho citato Giorgio Voghera perché il padre e lui sono fondamentali nella storia del Caffè San Marco. La mia passione di lettore? So che citare Saba non è molto originale, ma io l’ho letto veramente, anche “Ernesto”, e lo stesso posso dire di Svevo, di cui avevo fatto una cosa negli anni d’oro di Berlusconi su “La novella del buon vecchio e della bella fanciulla". Ma la mia passione di lettore, dicevo, è Quarantotti Gambini, che ha scritto, e non credo che lo conoscano nemmeno tutti i triestini, un libretto che si chiama “Racconto d’amore”: il suo grande amore per una ragazza molto più giovane, credo una pittrice romana, con splendide descrizioni delle trattorie sul Carso”.



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