Storia dei Gay Pride da Bayron allo Stonewall di New York
La verità, vi prego, sull’amore. È il verso più celebre di Auden. Potremmo prenderlo a prestito per il nuovo libro di Franco Buffoni, cambiando una semplice parola: La verità, vi prego, sulla libertà. Perché quello che ci racconta Buffoni è proprio il percorso fatto per la conquista dei Pride, partendo dai moti di Stonwell, nel 1969. Insomma cinquant’anni di Orgoglio, narrati nel romanzo “Due pub, tre poeti e un desiderio. Per i cinquant’anni di Stonewall e la nascita dei Pride” (Marcos Y Marcos, pag. 304, euro 16,00). Ma Buffoni, tra i più riconosciuti poeti contemporanei, non si limita certo a una narrazione cronachistica, a focalizzare qua e là ciò che nella storia gay è icona e simbolo di una nuova libertà. Il poeta lombardo rende tutto più seducente partendo da ben prima del 1969. Un romanzo che ci restituisce anche una vera e propria sperimentazione di scrittura mettendo insieme la vita di tre poeti – Byron, Wilde e Auden – diversi per formazione, epoca, ma accomunati dallo stesso codice sessuale, dalla stessa determinazione verso la libertà. In fondo erano tutti e tre dei geni pieni di talento e dove il narcisismo, che non è sempre cattiva cosa, ha la sua parte quale spinta all’affermazione del proprio sé. Nel caso di questi tre autori è stato fondamentale e Buffoni ne fa una sola persona. Così assistiamo a ciò che la storia ci rimanda, quanto a persecuzioni omosessuali, in tre diverse epoche a partire dal 1810, quando a Londra, al White Swan, pub per iniziati, un’incursione poliziesca portò i suoi frequentatori a esecuzioni capitali precedute dalla gogna. Così nel 1903, all’Ariston Hotel Bath di New York: 26 arresti, diversi suicidi e famiglie in rovina. Bisognerà aspettare il 1969, allo Stonewall di New York, per trovare il coraggio di rispondere con orgoglio alla retata poliziesca, reazione avvenuta grazie a due transessuali. Da lì inizia la nuova storia che ci porta fino a qui, fino all’ultimo Pride. Vicende che incrociano la vita di Byron, Wilde e Auden, forti del loro talento, condannati a un’esistenza di continue lotte e fughe, tutti sposati, Wilde aveva addirittura figli, ma pieni di quel senso di libertà e bellezza che nei casi più alti elargisce solo la quinta musa. Per citare ancora versi famosi: “Se un’attraente forma vedrai,/dalle la caccia./E abbracciala, se puoi./Sia essa una ragazza o un ragazzo./Senza vergogna…” perché appunto, “non c’è vita sessuale nella tomba”. L’ultima poesia di Auden, che forse dovrebbe essere il Pride di tutti, dal momento che le giudiziose e benpensanti schiavitù stanno ovunque. —
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