Storie che nascono dalla Storia la guerra, la resistenza, la politica e l’amore oltre ogni schema

Vite intense, che testimoniano momenti di storia come fossero un romanzo. E romanzi che nascono dalla storia. Un esempio è “La famiglia F.” di Anna Foa (Laterza, pagg. 184, euro 16,00). La famiglia di cui si racconta è la sua. Vittorio, il padre, origine ebraica, in galera per anni come antifascista, poi comandate partigiano, membro autorevole dell’Assemblea Costituente, parlamentare, dirigente della Cgil e, nell’ultima stagione della vita, appassionante storico. Lisa, la madre, famiglia borghese intellettuale, staffetta partigiana, una lunga militanza politica prima al fianco di Togliatti, segretario del Pci e poi nelle formazioni della sinistra extraparlamentare. «Una bella coppia», diceva Vittorio di loro due. Amore e politica, in una vita ricca d’affetti personali e dissidi ideali, misurando con lucido dolore la crisi dell’antifascismo e della coppia stessa. Anna, da figlia, racconta i genitori con amore e autonomia di giudizio critico. Il libro che ne emerge è bellissimo, in un impasto tra privato e pubblico che ha molto da dire anche a ognuno di noi.
Tensioni analoghe anche in “La guerra di Mario” di Mario Mirri (Laterza, pagg. 144, euro 15,00). Scomparso di recente, Mirri è stato uno dei più autorevoli storici italiani, allievo di Delio Cantimori e Armando Saitta, professore all’università di Pisa. Impegnato, nell’ultimo tempo della sua vita, a rispondere a una sorta d’intervista d’un giovane studente americano di storia, appassionato lettore d’un libro formidabile, “I piccoli maestri” di Luigi Meneghello: dov’era cresciuto, cosa aveva letto, com’era l’Italia nel Ventennio fascista, come e perché aveva scelto d’andare a combattere in montagna contro i nazi-fascisti, cos’era rimasto di quella straordinaria stagione e dei giorni carichi di speranze e progetti subito dopo la Liberazione.
Mirri medita sulle risposte, mescola ricordi personali a conoscenze professionali, racconta la lezione di Piero Gobetti e le aspre esperienze della vita contadina durante i lunghi mesi della Resistenza. Ne emerge un ritratto di grande attualità, in cui la rivendicazione dei diritti di libertà e giustizia sociale si lega a una forte etica dei doveri e della responsabilità.
Ha molti volti, la guerra. Li ha avuti anche la Resistenza, su cui scrive pagine d’intenso racconto Silvia Montemurro in “La casa delle farfalle” (Rizzoli, pagg. 361, euro 18,50). C’è una villa sul lago di Como, in cui convivono italiani con occupanti tedeschi. Ci sono personaggi che giocano a carte con le truppe d’occupazione, ma poi sanno stare “dalla parte giusta”, quella dei partigiani. E c’è una vicenda d’amore che va oltre lo schema tradizionale dei “vincitori e vinti”. Intrecci controversi. La Storia non accetta d’essere schiacciata sulle banalità. L’importante è “che continui a essere narrata”.
Ci sono tratti di quest’attenzione storica e di solida educazione civile anche in “Gli anni facili” di Giovanni Pacchiano (Bompiani, pag. 600, euro 20,00): un grande romanzo di formazione che mescola le inquietudini d’un gruppo di studenti liceali nel biennio 1961-62 e poi nei successivi anni universitari alle trasformazioni sociali e culturali nell’Italia già in pieno boom economico. Si diventa adulti affrontando le esperienze dell’amicizia e dell’amore, subendone fratture e dolore. S’impara a convivere con i contrasti tra le aspettative e la fatica di una controversa quotidianità. Milano, sullo sfondo.
In scena, Giacomo Bellini, ragazzo timido amante dei libri, del cinema d’autore e del jazz e un coro di amici e amiche, la bellissima e ritrosa Pia degli Uberto, la spregiudicata e generosa Lula dalla vita sconvolta dalla violenza e la madre Laura, bellissima donna dagli amori inquieti per “noia di vivere”, il loquace don Calò appena immigrato dalla Sicilia, la bionda fragile Maddalena, il superficiale Max interessato soprattutto dal tennis e tutta una serie di adulti da subire e giocare come personaggi di confronto, critica, superamento. Non si cresce senza conflitti. E già piccoli segnali preannunciano l’anno ribelle, il Sessantotto. Si ascolta Chet Baker: The song is You. —
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