Strepitoso Hitler immaginario contro le derive del presente

Germania. Seconda Guerra mondiale. Il piccolo Johannes “Jojo” Betzler (Roman Griffin Davis), dieci anni, è un convinto giovane nazista, tanto da avere come amico immaginario un parodistico Adolf Hitler (il regista stesso, Taika Waititi). D’altronde, è stato indottrinato dalla propaganda fino al midollo e il suo sogno è omologarsi agli altri piccoli nazisti, diventando spavaldo come loro.

Surreale, fuori dagli schemi. Il film del neozelandese Taika Waititi sceglie la farsa per raccontare il Male e l’atrocità emerge con forza dirompente.

La mano ironica del regista di “Thor: Ragnarok” contrappone uno scenario d’epoca a uno stile moderno e il risultato è strepitoso. Jojo è un bambino tedesco del 1945, ma parla, si muove e canta come un ragazzino americano degli anni Ottanta. Esce di casa correndo sulle note dei Beatles che cantano in tedesco, immagina e disegna gli ebrei come mostri. Il suo Hitler immaginario sembra uscito fuori da un cartone animato di Disney Channel e la fiaba si mescola al pop.

Dietro la comicità, oltre le invenzioni visive, “Jojo Rabbit” è una incredibile pellicola politica. Taika Waititi prende una posizione netta sulle derive estremiste del presente. Anche se sbeffeggiati, razzismo, sovranismo e negazionismo non sono meno orribili, la pellicola è seria. Ricorda “Il Grande Dittatore” di Charlie Chaplin, si nutre del più recente “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino e il suo Jojo, come Giosuè ne “La vita è bella”, anche se dall’altra parte della barricata, è costretto a crescere e in fretta.

Sono tutti in stato di grazia gli attori, a partire dal giovane protagonista, una rivelazione. Waititi regala un personaggio bellissimo anche a Scarlett Johansson, candidata all’Oscar come attrice non protagonista. Lei è Rosie, madre di Jojo, e non condivide le sue idee. Dà rifugio ad una ragazza ebrea e mette in crisi il figlio che, oltre a scoprire gli orrori della guerra, si misura per la prima volta con la bellezza di un “diverso”.

Una trovata dopo l’altra, “Jojo Rabbit” sovrappone alla parabola discendente del regime un romanzo di formazione. Una risata dopo l’altra, è un sublime pugno nello stomaco. —

C.B.



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