Il legame straordinario tra Svevo e Montale diventa una graphic novel

Trieste celebra il compleanno dell’autore della Coscienza. Ad arricchire il programma quest’anno anche i disegni di Calò che verranno pubblicati il 18 dicembre sul Piccolo

Riccardo Cepach*
La graphic novel
La graphic novel

«Non si preoccupi di rodere i miei ossi: le rimarrebbero in gola e l’Italia perderebbe il suo migliore romanziere!». È con bonaria ironia che, il 17 marzo del 1927, Montale replica a Svevo, che ha ammesso la sua idiosincrasia per la scrittura in versi: «Sono sordo», confessa, arrivando a consigliare Montale, uno dei più rilevanti poeti italiani del’900, futuro premio Nobel, di darsi alla prosa: «Io attendo ansiosamente che dai versi Ella passi al modo più ragionevole di esprimersi».

Da questo punto di vista, il rapporto fra il romanziere triestino e il poeta genovese - per altro pieno di rispetto e amicizia - non può dirsi davvero reciproco. Perché Montale, al contrario, fin da quel 1925 in cui oltre agli Ossi, esce il suo pionieristico Omaggio a Italo Svevo, dell’opera di quest’ultimo mostra una acuta, profonda comprensione.

Lungo tutto l’arco della loro amicizia, che dura fino alla morte di Svevo e, ancora, in tutti gli articoli, i saggi e le commemorazioni – celebre quella tenuta a Trieste nel 1961, per il centenario della nascita – che scrive per oltre quarant’anni, il poeta genovese non cessa di interrogarsi sul rapporto fra vita e opera che, nella sua opinione, costituisce il vero valore dell’arte sveviana.

Legge e rilegge i testi di Svevo affinando i suoi giudizi che si evolvono dal primato inizialmente conferito a Senilità – «scrivere Senilità nell’Italia del’98 (! !!) è forse prova di genio», si legge in una lettera del 3 marzo 1926 – a un più completo e maturo apprezzamento della Coscienza che, nell’ottobre del’27, gli fa dire: «Io sono, come Ella sa, ormai da un pezzo definitivamente convertito a Zeno».

Il tutto rivendicando, giustamente, l’anticipo del suo Omaggio rispetto al numero del parigino “Navire d’Argent” di Crémieux e Larbaud, ma tagliando corto sulla querelle relativa a chi, per primo, avesse “scoperto” Svevo, gli italiani o i francesi. Già in una lettera allo stesso Svevo del marzo del’26, Montale infatti chiariva: «È inutile dire che io non m’atteggio affatto a scopritore, e che anch’io seppi, indirettamente, da Joyce».

Questi e altri dettagli del rapporto fra i due geniali artisti costituiscono il fulcro di una mostra, che si inaugura presso il Museo Svevo – nella nuova sede all’interno di Lets - Letteratura Trieste, in piazza Hortis 4 - in occasione del tradizionale festival “Buon compleanno Svevo” e di una serie di eventi a essa correlati, fra cui la pubblicazione, sulle pagine del Piccolo nella giornata di giovedì 18 dicembre, della graphic novel “Svevo e Montale - L’epistolario” firmata da Max Calò.

Sempre giovedì, oltre all’inaugurazione della mostra, si avrà la conferenza di Francesca Nassi sul rapporto fra i due, cui seguirà il reading poetico montaliano a cura di Olmo Calzolari nell’antro di Saba, ovvero presso la libreria di via San Nicolò.

Venerdì 19 dicembre, data del genetliaco, il Museo ospiterà la conferenza di Giuseppe Langella «La guerra è e resta una cosa turpe. Italo Svevo e la pace mondiale», cui farà seguito lo spettacolo di e con Diana Höbel “Sincere pupille”, che mette in scena l’incontro tra Livia Veneziani, moglie di Svevo, e Drusilla Tanzi, la Mosca, futura moglie di Montale.

Sabato 20 la tradizionale passeggiata sveviana in centro, un laboratorio di Annalisa Metus ispirato alla Coscienza di Zeno, la presentazione di un saggio di Francesca Riva e un concerto di musica “sveviana” dell’associazione “Lumen Armonicorum”.

Programma completo su www.lets.trieste.it. —

* direttore del Museo Lets - Letteratura Trieste

 

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