Tadao Ando si racconta a Milano con materiali, colore e forma
MILANO. «Perseguire la bellezza fino alla fine, continuamente». Questo il senso del lavoro del maestro dell'architettura Tadao Ando, esposto nella mostra 'The challenge’, allestita negli spazi di Armani/silos per il Salone del mobile a Milano, che ne ripercorre la carriera attraverso le sue realizzazioni più significative. «L'anno scorso avevo allestito questa mostra al Centre Pompidou e Armani quando è venuto a visitarla mi ha proposto di portarlala a Milano», racconta Ando. «Ho accettato con grande piacere perché sono sempre stato impressionato dalla sua figura, dalla sua attenzione ai materiali, alle forme, alla sensibilità: mi ha trasmesso questo senso di responsabilità per ciò che fa e, finchè vivrò, vorrei mantenere la stessa attenzione».
All'ingresso della mostra Ando ha voluto mettere una mela verde, «un invito a mantenere lo spirito di freschezza proprio di questo frutto». Come fresco è lo spirito del 77enne devoto alla bellezza e appassionato dell'Italia: «Si dice che il Giappone abbia una notevole forza economica, ma nei luoghi di lavoro sono sempre tutti stanchi e tristi, invece in Italia gli operai in cantiere si divertono, bevono vino e lavorano con passione, io chiedo se possono guidare lo stesso ma loro - scherza - non hanno timore».
Dell'Italia ama il Pantheon e Michelangelo, Giò Ponti e Aldo Rossi. Per creare qualcosa di bello e che duri nel tempo, i principi sono tre: «qualità dei materiali, colore e forma». Capisaldi sempre applicati ai suoi progetti come la church of the light, una chiesa con una croce intagliata nel muro dell'abside, per cui ha ricevuto un premio dal Vaticano: «Mi hanno consegnato 20 milioni di yen e sono rimasto molto sorpreso, evidentemente - ride - il Vaticano è molto ricco!».
Riproduzione riservata © Il Piccolo