Theodossiou, Santuzza con un tocco esotico

Il programma operistico fuori abbonamento del Teatro Verdi vuole stimolare la curiosità con una combinazione esotica, com’è il caso dei due spettacoli in scena domani e venerdì, alle 20.30, in collaborazione con la Kitaukyshu City Opera. La compagnia di cantanti prevalentemente giapponesi si cimenterà prima in una commedia tutta toscana, Gianni Schicchi di Giacomo Puccini, per poi proseguire nell'impresa di entrare nel sentire mediterraneo della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. In quest'ultima avranno un riferimento magistrale, la cantante Dimitra Theodossiou nel ruolo di Santuzza. Il direttore sarà Francesco Quattrocchi, il regista Carlo Antonio De Lucia. A conferma dell'importanza istituzionale dell'evento, alla prima sarà presente il Console Generale del Giappone Shinichi Nakatsugawa.
Per la Theodossiou Trieste è un luogo familiare, dove ha cantato molte volte e dove ritorna sempre con grande gioia. Nei prossimi mesi la attendono diverse tournée internazionali e un evento che le sta particolarmente a cuore: è stata invitata infatti ad accompagnare con il suo canto il trasferimento dell'opera nazionale di Atene nell'avveniristico centro culturale della Fondazione Stavros Niarchos, progettato da Renzo Piano.
Quello di Santuzza è uno dei suoi ruoli preferiti: in una pausa delle prove a Trieste rivive le atmosfere del capolavoro verista sfogliando sul cellulare le foto di un viaggio a Vizzini, il paese siciliano dove Verga ambienta la novella sulla donna sedotta e tradita da un uomo che viene poi ucciso per onore. Tutto si svolge in un'ora di alta tensione che non lascia spazio allo sviluppo del ruolo, ma si concentra sull'intensità dell'epilogo: «Per il mio personaggio tutto accade in tre scene - spiega Theodossiou - potremmo dire che anche per l'interprete la storia inizia prima di salire sul palcoscenico. Occorre immaginare tutto il film, per entrare nell'ultima scena».
È una tragedia passionale e mediterranea, al tempo stesso antica e moderna.
«Il dolore di Santuzza non ha tempo. Anche oggi le storie di sangue nei rapporti di coppia sono purtroppo frequenti. C'è inoltre il rapporto con la madre, alla quale Turiddu affida Santuzza, alla quale aveva promesso il matrimonio e che, anche se il libretto non lo dice, aspetta un figlio da lui. Io sono di origine greca e in quest'opera sento in modo particolare la forza della tragedia, di questa Sicilia che è anche in parte la Magna Grecia... Amo questo ruolo, perchè non occorre cercarlo: viene dalla pancia. Sento i brividi soltanto al pensiero della musica, in particolare di quel magnifico intermezzo che rappresenta un vertice di tensione musicale che poi precipita verso l'epilogo.
Lei ha detto di aver interpretato tutti i ruoli dei suoi desideri. Della voce o del cuore?
«Sono i ruoli del dna. Ho bisogno di sentire, capire e amare ruolo, altrimenti non mi si può convincere a cantarlo. Per esempio ho alle spalle moltissime produzioni di Cavalleria, che viene solitamente abbinata all'opera Pagliacci: mi hanno offerto spesso i due ruoli, ma Nedda non è nelle mie corde e non l'ho cantata».
I suoi personaggi hanno qualcosa in comune?
«Il dramma. Non ho mai cantato in un'opera buffa. Se non sento la tragedia, non funziona».
In questa produzione collaborerà con artisti giapponesi in Italia, ma lei è da molti anni di casa in estremo oriente...
«Infatti sto per ritornare a cantare Norma, Tosca e Aida in Giappone, ma anche in Cina. Amo il pubblico giapponese che è preparatissimo: quando vanno a teatro conoscono a memoria anche il libretto. Questo interesse mi dà una grande carica».
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