Torna Downton Abbey, nobili e servitù da record

Dall’11 dicembre su Retequattro la quarta stagione: 120 milioni di spettatori in 220 nazioni e tanti fan vip

LONDRA. Ci si illude che oggi salire la scala sociale grazie a talento, capacità e studio sia possibile. Un recente studio della University of California e della London School of Economics sul progresso sociale dell'umanità dal 1170 al 2012, 28 generazioni di 30 anni l'una, dimostra il contrario: chi era elite allora è elite oggi. Un principio che per alcuni paesi (fra cui Italia, Inghilterra e Usa) è più valido che per altri. Sarà per questo che piace tanto Downton Abbey, la serie inglese che racconta un mondo fatto di regole e tradizione, ancorato in classi sociali rigide e quasi inespugnabili e che però evolve, si adatta al tempo, cavalca l'onda lenta del progresso del XX secolo.

L'11 dicembre, in prima assoluta su Rete4, prenderà il via la quarta serie sulla famiglia Crawley, conti di Grantham, con la numerosissima servitù. Ancora una volta dunque critici e sociologi si scomoderanno per cercare di spiegare il successo planetario di questo period drama di ambientazione edoardiana, ideato e sceneggiato dallo scrittore di sangue blu Julian Fellowes, i cui numeri fanno scalpore: 120 milioni di spettatori, in 220 nazioni. Una sceneggiatura perfetta, l'attenzione al minimo dettaglio e una recitazione ottima (nel cast Hugh Bonneville, Michelle Dockery, Maggie Smith, Jim Carter, Joanne Froggatt e Elisabeth McGovern) non bastano a giustificarlo. «Ogni anno si aggiunge un paese», dice Michelle Dockery, ovvero Lady Mary, la figlia primogenita. «E il successo non è cresciuto gradatamente col passaparola. Era andata in onda la prima puntata della prima stagione e i dati d'ascolto erano già altissimi e noi protagonisti sulle copertine degli spettacoli di tutti i giornali inglesi». I Rolling Stones guardano Downton Abbey come il principe William e Kate Middleton, nel film Iron Man 3 c'è una scena in cui Robert Downey junior segue la serie. «Due anni fa - dice Allen Leech, l’autista Branson che si “emancipa” sposando una delle sorelle Crawley - mi fermarono al controllo passaporti ed era appena andato in onda l'episodio in cui avevo uno scontro con mia moglie. L'agente mi guardò a lungo e dal nulla mi disse: “Certo che ti sei comportato proprio male!”, poi si sentì in dovere di aggiungere: “Non che io guardi la serie. Sa, è mia moglie...”». Forse il successo di Downton Abbey sta nel fatto che la serie dimostra che il cambiamento è possibile, che il progresso sociale e tecnologico è fatto di piccoli ma ineluttabili passi.

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