Torna Erika Jong «Il sesso? Va bene anche da vecchi»

La scrittrice presenta oggi a Milano il nuovo romanzo pubblicato da Bompiani
30 Apr 2006, Los Angeles, California, USA --- Author Erika Jong at the Los Angeles Times Festival of Books held at the UCLA (University of California, Los Angeles) campus in the Westwood neighborhood of Los Angeles. --- Image by © Katy Winn/Corbis
30 Apr 2006, Los Angeles, California, USA --- Author Erika Jong at the Los Angeles Times Festival of Books held at the UCLA (University of California, Los Angeles) campus in the Westwood neighborhood of Los Angeles. --- Image by © Katy Winn/Corbis

di Alessandro Mezzena Lona

inviato a MILANO

Se avesse continuato a scrivere versi, e basta, chissà. Forse oggi sarebbe una di quelle poetesse lodate e riverite. Che quasi nessuno legge. Invece Erica Jong (nella foto © Katy Winn/Corbis) si è caricata sulle spalle il ruolo di profetessa dell'eros. Ha venduto 27 milioni di copie del suo romanzo "Paura di volare", replicando il successo con "Come salvarsi la vita", "Fanny", "Paracadute & baci", diventando un autentico simbolo del femminismo e della rivoluzione sessuale. E contagiando a tal punto l'immaginario collettivo con le avventure della disinibita Isadora Wing, che dopo 42 anni dalla pubblicazione del suo romanzo il regista italiano Gabriele Muccino si prepara a portarlo sul grande schermo. Ospite di Pordenonelegge nel 2006, Erica Jong ritorna adesso in Italia per presentare il suo nuovo romanzo nell'ambito del festival Bookcity.

Oggi alle 19, nella Sala Viscontea del Castello Sforzesco di Milano, dialogherà con Camilla Baresani e Maria Luisa Agnese su Maria Luisa Agnese su "Donna felicemente sposata cerca uomo felicemente sposato", il libro appena tradotto da Vincenzo Vega per Bompiani. Un romanzo, questo, scritto più per far pensare i lettori che per divertirli. Intriso di malinconia, di un tormentoso senso di impotenza davanti al progressivo decadimento dei genitori, ma anche della straordinaria carica vitale di una donna che non si rassegna allo scorrere del tempo. Tanto che Vanessa Wonderman, la protagonista, spalleggiata dalla rediviva Isadora Wing promossa ad arguto e disinibito grillo parlante, decide di andare a cercare nuove avventure erotiche al di fuori del suo quarto matrimonio. Lanciando espliciti messaggi al popolo maschile del sito zipless.com, una sorta di social network che promette incontri al buio senza alcun limite. E sarà proprio a partire dalla galleria di improbabili amanti che si fanno sotto, dal sadico con il complesso dell'abbandono al potenziale schiavo di qualche maîtresse disposta a ignorare il suo posto di alta responsabilità nella società, che Vanessa Wonderman scoprirà una verità necessaria. Cioè che per essere davvero controcorrente, bisogna imparare ad apprezzare il sesso fatto lentamente. Proprio perché viviamo in un tempo costretto a correre (chissà poi verso dove?) sempre più veloce. «All'inizio ero indecisa su due titoli: 'Donna felicemente sposata' oppure 'Paura di morire'. Però quest'ultimo mi sembrava troppo ovvio, banale. Richiamava in modo sfacciato il mio libro di maggior successo, 'Paura di volare'. A quel punto è stata mia cugina a convincermi. Mi ha detto: 'Non preoccuparti, i lettori amano le cose banali'. Poi anche l'editore americano ha cominciato a insistere, e così mi sono rassegnata».

"Paura di morire" non andava bene per l'Italia?

«Elisabetta Sgarbi - risponde Erika Jong - mi ha detto subito: in Italia hanno un terrore folle della morte. Non so se sia vero, certo tutti mi chiedono perché non abbiamo mantenuto il titolo originale. Però, tutto sommato, credo che questa scelta della Bompiani non sia sbagliata. Mette più in luce il mio divertimento a prendere in giro la società moderna».

A Isadora Wing, questa volta, ha assegnato la parte di grillo parlante?

«Mi piaceva pensare che la mia Isadora potesse ritornare in questa storia con un ruolo più ironico. Come il suggeritore di Pinocchio, che amo molto. Spero che il personaggio funzioni».

Mai avuto paura di restare prigioniera del successo?

«No, perché il mio è percorso davvero strano. Sono nata poeta, ho ricevuto gli stessi premi letterati che ha vinto Sylvia Plath. Però, poi, è arrivato il successo di 'Paura di volare'. E il mondo intero mi ha condannata a recitare la parte della puttana felice. Cosa dovevo fare, suicidarmi? Ho preferito una bella risata, e sono andata dritta per la mia strada».

La considerano una specie di profetessa del sesso libero...

«È buffo, perché nei miei libri non parlo solo di quello. I miei temi sono i rapporti tra uomini e donne, la vita, la morte. Le storie di sesso servivano a vendere? E io mi sono adeguata. Ma mi sento una scrittrice onesta in un Paese ammalato di puritanesimo come l'America».

Se lei non fosse donna sarebbe andata in un altro modo?

«Proprio questo è il punto. Se una donna scrive quello che pensa sugli uomini, allora diventa sgradevole. Mi hanno dato della puttana, mi hanno fatto passare per una che pensa soltanto al sesso. Poi, in realtà, molti lettori mi ringraziano perché riesco a dire quello che loro non potrebbero mai. È questo mi piace, perché trovo positivo provocare discussioni, turbamenti».

Un tempo, a 50 anni la donna si rassegnava a essere mamma e nonna. Adesso?

«La durata della vita umana è ormai raddoppiata. I miei bisnonni sono morti poco dopo i 50 anni, mia mamma a 101. A 40 anni ha avuto l'ultimo figlio. Lavorava, girava il mondo. Credo che non siamo ancora pronti per accettare che una donna oggi, a 50 anni, voglia vivere il suo tempo. Voglia amare, viaggiare, fare sesso, avere altre esperienze di lavoro. Ma la società non può fare finta di non accorgersi che il nostro rapporto con la vecchiaia, con lo scorrere del tempo è cambiato».

Lei viene da una famiglia di pittori...

«Il mio bisnonno è morto a 98 anni, ma ha continuato a dipingere fino a 97. Non ci pensava proprio a smettere di creare nuovi quadri. Io ho scelto un'altra strada, e comunque sono ancora qui a parlare di libri nuovi. Sperando proprio che ce ne saranno tanti altri. Del resto, chi avrebbe il coraggio di dire a un direttore d'orchestra che è troppo vecchio per dirigere una delle sue amate sinfonie?».

Cosa tormenta gli uomini e impedisce loro di essere felici?

«La paura di vivere il presente con gioia. L'incapacità di concentrarsi su quello che stanno vivendo, senza continuare a inseguire un ipotetico futuro. E poi, se un uomo mi chiede dei consigli, io rispondo: smetti di pensare al tuo pene».

Troppo concentrati su quello?

«Assolutamente sì. Che siano gay o che siano etero, io dico sempre agli uomini che pensino alla loro mente, ai sogni, alle fantasie, al proprio corpo. Perché una delle malattie dell'uomo moderno è che se il loro aggeggio non si rizza, pensano che tutto il mondo vada in crisi».

Approva il matrimonio tra omosessuali?

«Senza alcun dubbio. Perché significa che anche loro non pensano soltanto al sesso, ma sentono il desiderio di avere vicino qualcuno. Di costruire una casa, adottare dei figli. Il mio editore in Norvegia, omosessuale, che in passato pensava soprattutto al sesso, da quando ha una bambina non parla altro che di lei. La sua Aida ha fatto impallidire tutti i partner che gli ruotavano attorno».

Uomini gay che finalmente si sentono in sintonia con le mamme?

«È così ed è giusto che sia così. Finalmente anche gli uomini capiscono che cosa significa avere dei figli. Io, intendiamoci, sono per la crescita zero della popolazione, visto in quanti siamo ormai sulla Terra. Ma se proprio vuoi un bambino, allora cerca di non farlo essere infelice».

E se i genitori sono due uomini, o due donne?

«Non vedo quale sia il problema. Conosco tante coppie così. La società si sta aprendo a ogni tipo di famiglia, e tutto ciò non mi sembra negativo. Anzi».

Riproduzione riservata © Il Piccolo