Torna Herry Bosch ma adesso la bella Renée gli farà le scarpe

Nel romanzo “La fiamma nel buio” di Michael Connelly la detective pronta a prendere il posto di Hyeronimus

Lisa Corva

Che cosa succede quando i detective invecchiano? Se lo dev’essere chiesto Michael Connelly, tradotto in 35 Paesi, il giallista americano da sempre in cima alle classifiche dei bestseller. Anche perché ha 63 anni, giusto qualcuno di meno di uno dei suoi eroi più simpatici, Hyeronimus Bosch. Che non è il pittore fiammingo del Cinquecento, ne porta solo il nome come omaggio: per tutti noi è Harry, detective della Lapd, la sezione omicidi della polizia di Los Angeles. E Connelly, anche nel suo ultimo libro, “La fiamma nel buio” (Piemme, pagg. 400, euro 19,90, traduzione di Alfredo Colitto), gli affianca, già per la terza volta, la giovane Renée Ballard. Bella, coraggiosa e fieramente meticcia; sembra non dormire mai, come la città, e come il suo “ultimo spettacolo”, ovvero, in gergo, il turno di notte di polizia a cui è stata mandata per punizione, e che ora è la sua passione e la sua libertà.

Davvero una strana coppia, lui settantenne che cammina a fatica, con un bastone, per un’operazione al ginocchio (del resto, è il suo ventiduesimo thriller, ha ben ragione di essere stanco); lei che per rilassarsi, tra un arresto e l’altro, corre in spiaggia con il cane Lola e la sua tavola da surf.

Li seguiamo per quattrocento pagine, notte e giorno. Siamo a Los Angeles, città di crimini, di ricchi senza scrupoli e di homeless disperati, di tramonti che tolgono il fiato. Città, soprattutto, di “cold cases”, casi non risolti, omicidi di cui non è mai stato trovato il colpevole: quelli che Bosch e la ribelle Ballard provano a risolvere insieme. Ed è un piacere seguirli per le strade della città, anche mentre mangiano “burritos” ai frutti di mare e altre delizie ai chioschi di notte… Eh sì, come tutte le strane coppie, anche questa funziona. Così abbiamo un piccolo sospetto, che Connelly non nega: forse sarà Ballard (che è ispirata, tra l’altro, ad una vera detective californiana, Mitzi Roberts), la sua prossima “definitiva” eroina.

Del resto, le donne detective piacciono. Renée è l’ultima di una lista molto lunga. C’è la giovane “constable” Maeve Kerrigan, irlandese a Londra come la sua creatrice, Jane Casey (la potete incontrare in “In fiamme” e “Atti spietati”, pubblicati da Astoria). La Casey ci ha detto, e ha ragione: «Gli uomini pensano soprattutto in termini di eroi; mentre le donne, abituate a calcolare i possibili pericoli di un parcheggio deserto, di un autobus vuoto, hanno una sensibilità diversa, sanno cosa vuol dire essere una vittima. Detto questo, Maeve è sicuramente più coraggiosa di me!». Già, forse le detective piacciono soprattutto per questa empatica sensibilità. Perché sono donne normali, che mentre caricano una lavatrice pensano a un indizio; sono stanche, multitasking, non hanno paura di essere fragili. E dietro un delitto sanno leggere la società: il razzismo, le violenze e i segreti di famiglia… Visto che ora le librerie sono riaperte, potete cercare la talentuosa norvegese Anne Holt, Einaudi; Marsilio ha un’intera squadra, Åsa Larsson, Viveca Sten, Liza Marklund. Neri Pozza punta sui gialli storici: Sujata Massey con le inchieste di Parveen Mistry, ovvero la prima donna avvocato a Bombay negli Anni Venti, che tra un curry e l’altro risolve misteri.

Ma torniamo a Connelly. Ci rimane una curiosità. Da dove viene la vocazione ai thriller? «Da mia madre, grande fan. Ed è stata lei, per anni, la mia prima lettrice. Non solo. Visto che mi piaceva scrivere, i miei genitori mi hanno spinto a diventare giornalista, per avvicinarmi al mondo che mi interessava. Ho fatto per anni il cronista di nera per il Los Angeles Times; finché ho scritto, nel ’92, “La memoria del topo”, il mio primo libro, e il primo ad avere come protagonista Harry Bosch». Il complimento più bello mai ricevuto? «Ero in una libreria a Parigi; una donna si è avvicinata e mi ha detto che era molto preoccupata per Harry Bosch. Confesso: mi sono emozionato». —



Riproduzione riservata © Il Piccolo