Torna la Electric Woman del blues “Aur” canta l’amore tra oro e nero

La "Electric Woman" del blues ritorna con un nuovo cd. È uscito in questi giorni il terzo disco della blueswoman pordenonese Eliana Cargnelutti, che nel 2010 è stata in tour in Giappone con la band klezmer triestina dei PassOver e con loro ha registrato due album. Citata tra le migliori chitarriste rock blues agli americani Jimi Awards 2015 e inserita tra le cinque dell’anno dalla rivista americana Blues-e-news, è una delle rare front women della scena rock e blues.
"Aur" (oro in lingua friulana) arriva dopo il singolo "Who is the monster?". Seconda tappa di un progetto unico?
«È un viaggio che parte dal basso - spiega la cantautrice - e punta ad arrivare il più in alto possibile, in un cielo dove non esistono più nemmeno nuvole, poiché sei più in alto anche di loro. Un’elevazione a uno stadio nuovo della nostra serenità interiore. È sicuramente un lavoro più maturo e consapevole, completamente composto e arrangiato da me, con sonorità molto più moderne rispetto agli ultimi e un’inedita freschezza chitarristica e compositiva».
Il singolo parla di una storia d’amore...
«Bellissima, ma anche complicata: una di quelle malate, tossiche, che è molto difficile da capire e da cui è altrettanto difficile staccarsi. I sentimenti vagano tra gioia e dolore, purezza e falsità, luce e buio. Tra oro e nero, appunto. Il nero, però, non potrà mai sommergere la brillantezza dell’oro. Bisogna curare il proprio oro interiore e dopo questo periodo di pandemia, più che mai».
Ha collaborato con due famosissimi musicisti, Ana Popovìc ed Eric Steckel. Com’è nata l’occasione?
«Li seguo da 15 anni e ho sempre sognato un featuring. A volte basta trovare il coraggio di chiedere e la risposta positiva arriva quando meno te lo aspetti».
È vero che a luglio sarà in copertina su una rivista inglese?
«Ho una buona fan base all’estero che mi sorprende ogni anno di più, ma anche in Italia ho i miei fedelissimi. Per un musicista i fan sono un regalo quotidiano, un’essenzialità, una compagnia, un confronto costante. Sono molto grata a tutti loro».
Perché i suoi brani sono tutti in inglese?
«Suono per un pubblico internazionale, gran parte dei miei tour sono all’estero, quindi se cantassi nella mia lingua non mi capirebbero. Ma non svaluto l’idea di cantare qualcosa in italiano per il mio pubblico tricolore».
Il 2020 verrà ricordato come un anno di pausa musicale. Lei come lo ha vissuto?
«Io invece in pandemia mi sono completamente gettata tra le braccia delle note, per comporre e dare vita al nuovo album: un percorso di resilienza quanto liberatorio. Dopo la parte compositiva e di arrangiamento, ho convocato la mia band ad agosto per delle prove e già a settembre eravamo in studio, a Il Motore dell’Auto di Fiumicello, per dare vita ai nuovi dieci brani. È una grande felicità lavorare con ottimi musicisti come Carmine Bloisi, Simone Serafini e Michele Bonivento. Durante il lockdown, poi, non ho lasciato da soli i miei fan e ho tenuto ogni mese dei concerti online sulla mia pagina Facebook, proponendo da casa uno show completamente in acustico. Per fortuna ora sembra che si possa ripartire. Ho in programma la Germania e la Danimarca per quest’estate, l’Inghilterra per novembre e gennaio, mentre per Francia, Svizzera, Olanda e Austria e bisognerà aspettare il 2022. E ho alcune date europee confermate anche per il 2023». —
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