Trieste Film Festival al via con lo sguardo di Aznavour

TRIESTE Sarà un varo sicuramente inedito, da seguire in streaming da tre diversi canali, MYmovies, Facebook e YouTube: così il Trieste Film Festival inaugurerà giovedì 21 gennaio per la prima volta online la sua 32a edizione, in programma fino al 30 gennaio sulla piattaforma MYmovies.
La cerimonia, dalle 19.30, vedrà innanzitutto i saluti istituzionali della presidente Monica Goti e dei direttori artistici Nicoletta Romeo e Fabrizio Grosoli che introdurranno al pubblico le linee generali e le novità del festival. La parola passerà quindi a Franco Montini del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici per annunciare i premi del sindacato: è "Favolacce" il film italiano preferito dai critici. Il riconoscimento al miglior film internazionale va invece a "Roubaix, una luce": a commentare il premio interverrà il regista di questo accattivante noir poliziesco, Arnaud Desplechin, che ha raccontato à la Hitchcock una storia vera avvenuta nella sua città natale, mentre Montini farà una breve intervista agli ormai pluripremiati fratelli d'Innocenzo, Damiano e Fabio. Last but non least, interverrà con breve video anche la Eastern Star di quest'anno, l'attore Miki Manojlović.
C'era una volta un Paese...
Chi meglio della star serba per introdurre il film inaugurale (ore 20.15) che gli ha spalancato le porte della notorietà internazionale? Tragico ma esilarante, beffardo e malinconico, vitalissimo, debordante e visionario, 178 minuti densi di una forza dell'immagine cinematografica difficile da descrivere, è "Underground" di Emir Kusturica il titolo scelto per aprire il festival triestino.
Perché iniziare da questa rappresentazione storica beffarda, densa di riferimenti da Fellini a Tarkovskij, che ha consegnato all'immortalità le figure dei due amici protagonisti interpretati da Manojlović e Lazar Ristovski? Il "carnevale nero" attraverso il quale il regista di Sarajevo ha voluto raccontare 50 anni di storia dell'ex Jugoslavia incontra e sposa il focus sul trentennale delle guerre balcaniche 1991/2021 cui il TsFF lavora da anni. Il capolavoro del '95 come assaggio, quindi, della retrospettiva fatta tutta di film in 35mm che richiedono una sala fisica, e dunque rimandata in primavera.
Dal concorso di Venezia
La giornata cinematografica, comunque, inizierà molto prima: già alle 14 da segnalare, in gara all’ultima Mostra in laguna, il festival presenterà "In Between Dying" ("Tra una morte e l’altra"). “Prima sentire emotivamente, poi capire”: fa suo questo pensiero di Robert Bresson il regista azaro Hilal Baydarov, già apprezzato documentarista e all'esordio nella fiction per raccontare la storia di Davud, giovane irrequieto in cerca della sua “vera” famiglia, di chi potrà portare amore e significato nella sua vita. Nel corso di un'unica giornata si troverà a vivere una serie inaspettata di incidenti, catapultato in un viaggio di scoperta profonda di sé: dai paesaggi sconfinati dell'Azerbaigian una storia di grande suggestione, lirica e dalle necessarie lentezze, cui abbandonarsi senza far resistenza.
Voce e cinepresa
Tra i titoli di oggi già due sono le proposte di una sezione da sempre accattivante e molto amata come Art&Sound. Se alle 15.30 presenta in anteprima italiana "Paris Calligrammes" di Ulrike Ottinger, un viaggio dove le memorie personali della regista tedesca nella Parigi anni '60 si fondono con un ritratto della città e dell’epoca, alle 17:45 il festival proporrà "Le regard de Charles" (Lo sguardo di Charles). Marc di Domenico e nientemeno che il grande chansonnier Charles Aznavour sono gli autori di questo film unico, costruito su immagini e parole dell'amatissimo cantante franco-armeno.
Se lui iniziò come autista di Édith Piaf, l'amicizia presto nata fu tale che lei gli regalò una cinepresa. Dal '48 all'82 accumulò ore di girato, rivisto nel 2018 qualche mese prima di morire insieme a Marc di Domenico. Materiale incandescente: i concerti, i viaggi, gli amici, da Lino Ventura a Johnny Hallyday, e naturalmente gli amori di cui era cantore incontrastato ne fanno un diario filmato affascinante e a tratti malinconico, antidoto perfetto al biopic classico e retto dalla voce dell'attore Romain Duris. —
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