Trieste, Wu Ming 2 presenta all’Ariston “Mensaleri”: un’altra storia dell’industrializzazione in val Padana

Dopo la conferenza dedicata a J. R. R. Tolkien di Wu Ming 4 (alias di Federico Guglielmi) e quella di Wu Ming 1 su “Gli uomini pesce”, arriva ora a Trieste anche il terzo membro del seguitissimo collettivo.
Nel tardo pomeriggio di oggi, alle 18, l’Associazione Casa del Cinema di Trieste, in collaborazione con La Cappella Underground e Libreria Minerva, ospita presso lo Spazio Underground del Cinema Ariston la presentazione di “Mensaleri” (Einaudi, pp. 473, euro 21) il nuovo romanzo di Wu Ming 2 al secolo Giovanni Cattabriga (Bologna, 1974) che dialogherà con lo scrittore Pietro Spirito.
Una ghiotta occasione per entrare nella comunità immaginaria di Mensalieri, ovvero della Carmen, una cartiera nel cuore di un nord Italia paludoso, un tempo rigoglioso d’alberi e di flora con proprietà taumaturgiche, costruita su un’isola che non c’è, lambita dalle acque di un fiume frutto della fantasia: il Leri. Siamo nella seconda metà dell’800 e il paradiso incontaminato dell’Isola di Parpai, dove vivono falene e allucinogeni bruchi verdi a pallini gialli, viene sconvolto dall’arrivo dalla rivoluzione industriale. Fondatore della cartiera e ideatore di un progetto d’avanguardia per l’epoca, è Nazzaro Mensa, da qui il nome CarMen. Sulla scia d’altri progetti pilota l’imprenditore illuminato fa costruire anche il relativo villaggio operaio: Mensaleri, appunto.
Qualcosa di simile alla Bournville di Jonathan Coe o all’esperimento fatto cent’anni dopo dalla Snia a Torviscosa, vicino a Gorizia. In realtà l’ispirazione per il romanzo è stato il villaggio operaio di Crespi d’Adda che, con le sue villette accanto a un enorme cotonificio, venne proclamato sito Unesco nel 1995. Su uno sfondo di grandi cambiamenti epocali, Wu Ming 2 traccia un affresco che abbraccia oltre un secolo.
A partire dalle trasformazioni dell’Italia industriale, ai rituali nascosti, fino alle tensioni tra progresso, magia e comunità. Il tutto narrato attraverso le storie del fondatore e dei suoi discendenti, con le loro dipendenze da poco ortodosse “consulenze” di cartomanti e lestofanti vari; attraverso le storie dei carmini e delle carmele, ovvero degli operai e delle operaie che lavoravano nella fabbrica. Un romanzo che narra soprattutto le storie degli outsider, di coloro che non volevano far parte di quel sistema di produzione. A partire dalle sacerdotesse di un antico culto nato sull’isola nel ’300, quando due contadine scoprirono non solo l’antica statua d’una Madonna discinta che allatta il bambin Gesù, ma anche come trasformare il vino in “latte della Madonna”.
Nel 2000, dopo diversi passaggi di proprietà, la Carmen è di nuovo rilevata da un discendente dei Mensa. Si pensa a un rilancio, a uno spettacolo teatrale che ne ricostruisca la storia, coi suoi fantasmi di persone, progetti, edifici. Arriva la regista con la giovane figlia, ingaggiate dall’erede della cartiera che forse sta per essere trasformata in un ennesimo progetto speculativo. In un ping pong temporale si passa dal passato al presente e ci si appassiona alla vita semplice di un tempo, al segreto del latte che dopo il 1950 non diventa più “divino” e alla serie di misteri sulle trasformazioni della natura, causate dall’inquinamento delle acque del fiume e del suolo dell’isola.
Wu Ming 2 trasporta il lettore in un appassionante viaggio nella «terra del bruco, dove il tempo dura ma non scorre, scava invece di camminare, come certe mattine, prima d’alzarsi, tra un’occhiata e l’altra alla sveglia: dieci minuti di lancetta per sognare una intera giornata». —
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