Triestebookfest online per raccontare i “Venti di libertà” in epoca di fake news - IL LINK ALLO STREAMING

TRIESTE. La quinta edizione di Triestebookfest che si apre oggi è un’edizione particolare. La necessità di limitare i contatti costringe infatti l’appuntamento annuale con gli autori e i librai dedicato a tutti gli amanti della lettura a trasferirsi online. Da oggi a venerdì si potranno infatti seguire gli incontri in programma in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube di Triestebookfest, rilanciati sul sito de Il Piccolo, mediapartner dell'evento.
Il titolo scelto per l’edizione 2020 dalle tre ideatrici della manifestazione, Loriana Ursich, Daniela Derossi e Angela Del Prete, è “Venti di libertà”, un tema profetico in epoca di pandemia. Saranno protagonisti due noti autori italiani, i torinesi Giuseppe Culicchia e Fabio Geda, e un autore spagnolo, Jorge Carrión; due libraie italiane che operano all’estero e un docente spagnolo, a sua volta scrittore, che lavora in Italia.
Si partirà oggi alle 19.30 con il dialogo tra Elisabetta Cavani, libraia di Monaco e fondatrice di ILFest, il primo festival di letteratura italiana in Germania, e Giuseppe Culicchia, cui parteciperà anche Pierpaolo Marrone dell’Università di Trieste. Domani, alle 19.30, sarà la volta di Fabio Geda, che sarà intervistato dalla libraia di Graz, Enrica Brillakis, a partire dalla sua opera forse più nota, “Nel mare ci sono i coccodrilli” (Baldini+Castoldi) e dal suo seguito, da poco pubblicato “Storia di un figlio. Andata e ritorno” (Baldini+Castoldi).
Ultimo appuntamento venerdì 6 novembre, alle 19.30, con lo scrittore, giornalista e saggista spagnolo Jorge Carrión, che al mondo delle librerie ha dedicato ben due saggi, tradotti anche in italiano: “Librerie. Una storia di commercio e di passioni” (Garzanti, 2015) e “Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura” (2020, Edizioni E/O). A intervistarlo Pablo Martinez Rosado, docente del Collegio del Mondo Unito e scrittore a sua volta, e alcuni studenti del Collegio, che hanno contribuito all’ideazione dell’incontro.
Con lo scrittore di oggi, Giuseppe Culicchia si parlerà del suo ultimo libro, “E finsero felici e contenti” (Feltrinelli, 2020), un’opera che nell’epoca dello storytelling e delle fake news mette in risalto le ipocrisie che si nascondono in tutte le espressioni del politicamente corretto, che sembrano essere il baluardo della nostra libertà e invece non sono altro che concetti che limitano la nostra capacità di pensare.
«Si tratta – spiega Culicchia al telefono – di un piccolo dizionario dell’ipocrisia contemporanea. Per scrivere questo libro ho cominciato a prendere appunti più di dieci anni fa. Ero infastidito per l’uso del linguaggio da parte dei giornali, poi c’è stata l’invadenza dei social. Ci sono parole che cambiano per motivi di inclusione, pensiamo al cosiddetto politically correct, altre usate in modo distorto per motivi propagandistici». Per Culicchia il problema è che viene eliminato ogni ragionamento complesso. «Succede una cosa e la si commenta immediatamente in maniera superficiale, così il messaggio che passa è completamente distorto. Prendiamo il caso del recente omicidio di un ragazzo, Willy, i personaggi accusati sono stati definiti fascisti, ma non avevano nessun collegamento con quella ideologia. Le parole vengono usate in modo strumentale». —
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