Virzì racconta a Trieste la sua pazza gioia

Dopo gli applausi ricevuti a Cannes e il successo di pubblico che sta accompagnando l'uscita in sala del nuovo film di Paolo Virzì "La pazza gioia", il regista livornese sarà domani a Trieste, alle 20.45 al Cinema Giotto, per incontrare il pubblico in una delle mete del tour promozionale che sta toccando diverse città d'Italia. Una tappa molto sentita, quella nel capoluogo giuliano, città simbolo della rivoluzione psichiatrica basagliana «dove tutto ha avuto inizio - dice il regista - a partire dalla battaglia civile per i diritti delle tante persone che soffrono di disturbi mentali. Un'eccezione virtuosa resa possibile grazie all'incontro tra istituzioni pubbliche e private». Ad attendere Virzì ci sarà lo psichiatra Peppe Dell'Acqua, che ha prestato la sua amichevole consulenza al regista sulla sceneggiatura, e con lui il gruppo Articolo 32, l'Associazione dei Familiari per la Salute Mentale Noi Insieme e le Edizioni Alphabeta con la Collana 180-Archivio critico della salute mentale, soggetti promotori della serata.
"La pazza gioia", scritto con Francesca Archibugi «tra risate e lucciconi», presentato a Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs, si avventura al seguito di due donne dal trascorso difficile, Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella (Micaela Ramazzotti), in fuga dalla residenza "Villa Biondi". Tra dramma e commedia, il film riprende il loro desiderio di felicità e il confine a volte sottilissimo che divide normalità, follia e sofferenza. «Volevamo avvicinarci a un tema spinoso - racconta Virzì - azzardandoci ad affrontarlo con un sorriso liberatorio, realizzando quindi una sorta di commedia avventurosa, drammatica, dove il confine tra gioia e dolore è incerto, come a volte succede anche nella vita». «Per farlo - prosegue - abbiamo sentito la necessità di partire dall'osservazione della situazione reale, dalla risposta delle istituzioni ai problemi della salute mentale. Abbiamo incontrato molte persone, sia assistiti che operatori, che ci hanno accompagnato nelle storie di terapie e nelle strutture cliniche per farci capire cosa succede dentro queste realtà. Tra questi anche il vostro Peppe Dell'Acqua, un aiuto per noi fondamentale».
"La pazza gioia" racconta la storia di due donne “speciali”, ma forse aggiunge qualcosa anche sulla società, spesso ingabbiata, restia ad aprirsi e accettare il “diverso” nelle sue molteplici accezioni. «Noi volevamo stare dalla parte di due persone messe ai margini - spiega Virzì - perché in qualche modo “disturbavano”. Dentro a questo racconto ci sono molte cose: il loro vissuto, il paesaggio della provincia, bellissima ma indifferente. Volevamo affermare un principio anche semplice che è il diritto alla gioia e all'euforia anche da parte di chi, soffre per l'esclusione dalla società». «La sfida - conclude - era quella di raccontare una storia che arrivasse al cuore di tante persone su un tema intorno al quale c'è invece un vero e proprio stigma, oltre a un sentimento di paura e imbarazzo. La risposta straordinaria del pubblico e gli applausi che nascono spontaneamente alla fine delle proiezioni, ci riempiono di orgoglio e di soddisfazione».
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