Wyndham Lewis pittore e genio ribelle nemico numero uno dell’arte del Novecento

il saggio Wyndham Lewis è stato uno scomodo talento artistico e letterario della cultura inglese nella prima parte del Novecento. Questa sua “scomodità” intellettuale e caratteriale ha molto influito...

il saggio



Wyndham Lewis è stato uno scomodo talento artistico e letterario della cultura inglese nella prima parte del Novecento. Questa sua “scomodità” intellettuale e caratteriale ha molto influito sulla fama post-mortem, sia in patria che all’estero, tant’è che in Italia è conosciuto solo da una ristretta cerchia di specialisti e i pochi titoli tradotti sono quasi sempre fuori catalogo.

È sintomatico di questa aura maledetta che lo scorso anno, a sessant’anni dalla scomparsa, gli sia stata dedicata una retrospettiva allestita nell’Imperial Museum: ma nella sede di Manchester, che, per quanto progettata da Daniel Libeskind, non è quella della capitale londinese. Ricordarlo sì, ma in provincia: Londra, dove in vita aveva seminato litigi e polemiche, avrebbe continuato a girargli le spalle anche a decenni dalla defunzione.

Nel Bel Paese c’è voluta una vecchia volpe del giornalismo “culto” come Stenio Solinas, un vero talent scout dell’eccentrico e del politicamente scorretto, per occuparsene con un ampio saggio dalle molte connessioni storico-letterarie, che fin dal titolo lascia presagire fuochi d’artificio “Genio ribelle. Arte e vita di Wyndham Lewis” (Neri Pozza, pagg. 223,Euro 18).

Il nostro protagonista iniziò a farsi notare già dalla culla, essendo nato nel 1882 a bordo di uno yacht ormeggiato davanti alle coste atlantiche canadesi. Una strepitosa citazione, che campeggia nel frontespizio, dà l’idea del personaggio: «Le mie idee politiche sono in parte comuniste e in parte fasciste, con una distinta traccia monarchica nel mio marxismo, ma anarchico di fondo, con una sana passione per l’ordine».

Artista, scrittore, pubblicista, Lewis aveva firmato capitoli importanti della cultura inglese ancor prima della Grande guerra, cui partecipò come ufficiale di artiglieria, avendo fondato un movimento d’avanguardia denominato “vorticismo”, termine per la verità coniato da Ezra Pound che, insieme a Thomas Eliot, fu suo amico ed estimatore: opportunamente Solinas ha inserito nel libro i bei ritratti che Lewis dedicò ai due letterati. Lewis è una di quelle personalità fatte apposta per scandalizzare, provocare, irritare: uno dei bersagli preferiti fu il “circolo di Bloomsbury”, su cui si esercitò la sua acre vena satirica. Nel 1931 scrisse un libro su Hitler, non encomiastico ma dal quale il futuro Führer non usciva poi così male: neanche la retromarcia vergata nel 1939 riuscì a cancellare l’effetto dell’opera prima. L’elenco degli “interlocutori” - a differente titolo - è lungo e vario: vi troviamo Marinetti, Joyce, vi troviamo sia Churchill che il leader del fascismo inglese Oswald Mosley. Vi troviamo anche Lawrence d’Arabia, che all’improvviso si appalesò una sera a casa sua. Molte le donne, tra cui Nancy Cunard, un cognome che significava qualcosa nel mondo dello shipping internazionale. C’è da imparare e c’è da divertirsi nel seguire le imprese di questo «vecchio, solitario vulcano della destra», come ebbe a definirlo Wystan Hugh Auden.

Una riscoperta questa di Lewis, che molto si deve alle esplorazioni fuori-rotta di Solinas, il quale, da frequentatore dei bouquinistes di mezza Europa, sa che in quegli anfratti si trova merce più preziosa che nei noiosi scaffali del contemporaneo. —

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