Yuri Temirkanov: «La musica si ama, non si serve»

Domani al Giovanni da Udine il maestro russo con la Filarmonica di San Pietroburgo e la pianista Martha Argerich
Di Alex Pessotto

UDINE. Due miti. E, come tali, grandissimi. Già erano stati ospiti del Nuovo Giovanni da Udine. Mai, tuttavia, nel teatro friulano si erano esibiti assieme. Il loro concerto di domani, alle 20.45, autorizza, per una volta giustamente, a parlare di evento.

Sul podio ci sarà Yuri Temirkanov. Al pianoforte, invece, troveremo Martha Argerich. Il programma vedrà impegnata la storica Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, di cui il maestro Temirkanov è direttore artistico nonché direttore principale da quasi trent'anni. Potremo ascoltare tre pagine estratte dal balletto "Spartacus" di Aram Khacaturjan (mai proposte al Giovanni da Udine), il Terzo Concerto per piano di Sergej Prokofiev e la Quinta Sinfonia di Dmitrij Sostakovic. Il concerto rappresenta, oltre a quella di Parma, l'unica data nel Nord Italia della tournée. Ovviamente, data la loro enorme classe, la notorietà della Argerich e di Temirkanov è planetaria. Al nostro paese li lega una lunga, intensa frequentazione. «Dell'Italia mi piace tutto: i teatri meravigliosi, il grande pubblico, i monumenti mozzafiato, la pittura. Sì, è un paese che mi piace un sacco», afferma il maestro Temirkanov. E vien già da ringraziarlo per averci ricordato che l'Italia non è soltanto patria di pizza e spaghetti.... Non sarà, come detto, la sua prima volta al Giovanni da Udine. Ad esempio, era stato invitato per l'apertura della stagione 2015-2016, sempre con la "sua" Filarmonica di San Pietroburgo. In quell'occasione aveva eseguito Rimskij-Korsakov e Rachmaninov. Anche questa volta, il programma è tutto basato su autori dell'ex Unione Sovietica: rappresentano il cuore dell'attività del direttore, il suo terreno d'elezione. Sul dualismo Prokofiev-Sostakovic, entrambi in programma domani, sono già stati scritti libri. Lui, Temirkanov, si limita a dire che «sono i più importanti compositori della Russia del 20.mo secolo. Scegliere l'uno o l'altro, però, è impossibile». Ma, del Terzo Concerto di Prokofiev, va ricordato che Martha Argerich è considerata pressoché unanimemente interprete di riferimento. Tanto istrionica, tanto esuberante la pianista, quanto riservato, essenziale è lui. Non assume pose divistiche, non fa nulla d'esteriore per ottenere il facile consenso.

Ben sapendo che la bacchetta per un direttore è "soltanto" un mezzo, preferisce farne a meno. «Penso che ogni artista, che lo voglia o no, mostri sul volto ciò che suona: non può certo esprimere con lo stesso volto una tragedia, una commedia, l'amore.... Ciò vale anche per i musicisti di un'orchestra, almeno se interpretano e partecipano "attivamente" all'esecuzione, durante la quale tutto accade spontaneamente». Difficile, pensando alla sua personalità, trovare qualcuno, oggi, che gli si possa accostare, un cosiddetto erede. «Prima di tutto si deve amare la musica e "servirla"», afferma. Non ha dubbi, invece, il grande direttore sulle figure che per lui hanno rappresentato le principali fonti d'ispirazione: «Karajan e Rostropovich» afferma. E qualcuno ricorderà ancora il concerto del mitico Rostropovich al Giovanni da Udine. Un'altra epoca. Che sarà un piacere domani ritrovare.

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