Zanussi: «Così la mia Polonia con i soldi ha perso la libertà»

di Elisa Grando
TRIESTE
Libertà, spiritualità, valori, coerenza: sono alcune delle parole chiave del cinema del grande regista polacco Krzysztof Zanussi, ospite ieri al Trieste Film Festival per presentare il suo ultimo film "Obce cialo" ("Corpo estraneo"). Nel pomeriggio Zanussi ha anche tenuto una speciale masterclass in cui ha parlato del conflitto nella sceneggiatura: come cercarlo, esporlo e mantenere una visione del mondo per tutta la durata del film, coesione che, dice, "spesso manca nel cinema europeo". E un conflitto è anche al centro di "Corpo estraneo": quello fra valori spirituali e compromessi del mondo moderno, non solo in Polonia. «Da noi, nell'Europa centrale, il benessere della vita materiale è arrivato con un certo ritardo, come uno shock. Ci siamo arricchiti in un periodo breve, com'è avvenuto in Italia negli anni '50, e questo ha creato confusione tra le persone che hanno approfittato di questo arricchimento senza rendersi conto che il prezzo da pagare era perdere la propria libertà. Noi che abbiamo combattuto per la libertà per decenni vediamo che i giovani vendono la loro facilmente, soprattutto lavorando per le multinazionali che spesso impongono anche il modo di vivere, di parlare, di mangiare, di vestirsi». Nel film, a essere vittime di questo meccanismo sono soprattutto le donne: «Molte hanno creduto che la parità fosse essere come gli uomini, e anche peggiori. Ma questa è una visione deviata del femminismo. Sono un sostenitore del femminismo che crea per uomini e donne le stesse opportunità e annulla le differenze culturali, ma le differenze biologiche non si possono dimenticare. Le donne dovrebbero poter iscriversi nella modernità senza perdere i loro valori feminili».
In "Corpo estraneo", invece, a mantenere saldi i valori della spiritualità è un personaggio italiano (il bravo Riccardo Leonelli, già visto anche in "Centovetrine"). Perché? «Per i miei legami con l'Italia - risponde Zanussi, la cui famiglia ha origini pordenonesi - e poi perché le radici cristiane qui sono molto profonde: anche l'Italia laica rimane molto cattolica quando parla di diritti umani».
Il cinema di Zanussi è sempre stato legato alla spiritualità: «Sono duemila anni che il cristianesimo ha ispirato lo sviluppo della nostra civiltà: è una fonte che rimane sempre attuale. Credo che la fede di oggi debba essere aggiustata anche a livello della scienza moderna. È un appello che una volta aveva fatto anche Giovanni Paolo II chiedendo che i teologi fossero più preparati nella matematica e nella fisica». Una spinta alla modernizzazione che pare un baluardo, a volte dibattuto, di Papa Francesco: «Questo equilibrio tra novità e fermezza dev'essere sempre rispettato. Sono pieno di speranza vedendo questo Papa coinvolto in tante azioni che possono modernizzare il funzionamento terrestre della chiesa, però la base del vangelo rimane la stessa».
"Corpo estraneo" arriva in un momento felice per il cinema polacco, con "Ida" di Pawel Pawlikowski (in programma questa sera alle 21 al Teatro Miela) candidato agli Oscar: «C'è un grande seguito dei polacchi per il cinema nazionale, produciamo di più anche film commerciali e di genere, anche se il cinema impegnato non è scomparso». Zanussi è già al lavoro su un nuovo progetto, "The Crossroad": «Sarà un film epico, coprodotto dalla Russia e ambientato in Manchuria negli anni '20 prima dell'occupazione giapponese. È un incontro drammatico fra Asia ed Europa e una storia di famiglia: mio zio lavorava per le ferrovie russe».
Oggi alla Sala Tripcovich prosegue il concorso lungometraggi con "Cesta Ven", alle 14, di Petr Václav, "Urok" ("La lezione") di Kristina Grozeva e Petar Valchanov (alle 20), su un'insegnante che cerca di trasmettere ai suoi studenti valori cui nella vita privata fatica a tenere fede, e "Varvari" di Ivan Iki„, girato a Belgrado (ne parliamo qui a fianco). Prosegue anche il concorso documentari con il cecoslovacco "Zamatovi teroristi" ("Terroristi di velluto", alle 16) e "Kullaketrajad" ("Le filatrici d'oro", alle 18) di Kiur Aarma e Hardi Volmer. Al Teatro Miela in programma "Bande des filles" di Céline Sciamma (ore 14), l'evento speciale "Lost in Bosnia" (alle ore 16), dalle 18 i documentari "Perekrestok" di Anastasija Mirošni›enko e "Kontrapunkt" di Andrzej Papuzinski, alle 20 "Xenia" di Panos H. Koutras e alle 22.15 il documentario "Togliattigrad", alla presenza dei registi Federico Schiavi e Gian Piero Palombini.
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