Gaza, la piazza degli 8mila a Trieste: dal corteo della Cgil alla protesta in Porto

La manifestazione politica più affollata in città negli anni successivi al Covid

Piero Tallandini Gianpaolo Sarti
Il corteo pro Pal organizzato dalla Cgil venerdì 3 ottobre a Trieste al quale hanno partecipato anche gli studenti. Foto Bruni
Il corteo pro Pal organizzato dalla Cgil venerdì 3 ottobre a Trieste al quale hanno partecipato anche gli studenti. Foto Bruni

 

Oltre 10 mila persone nelle piazze del Friuli Venezia Giulia, di cui almeno 8 mila, secondo gli organizzatori, nel corteo principale di Trieste, che diventa così la manifestazione politica più partecipata del post pandemia in città (escludendo il corteo trasversale per Wärtsilä di tre anni fa).

Per la Cgil Fvg sono i numeri che certificano «la grande partecipazione» alle iniziative organizzate venerdì 3 ottobre, nel giorno dello sciopero generale «per Gaza, per la Flotilla e per la pace» proclamato in contemporanea all’Usb, che presidia invece le due entrate principali del Porto di Trieste.

Cortei trasversali

Un venerdì che ha visto sfilare insieme lavoratori, pensionati e studenti. Il corteo nel capoluogo, concluso in piazza Oberdan davanti alla sede del Consiglio regionale, e le manifestazioni a Udine, sotto la Prefettura, a Pordenone in piazza XX Settembre e a Monfalcone in piazza Repubblica hanno offerto un colpo d’occhio significativo, richiamando «un popolo di tutte le età, accomunato da un forte senso di solidarietà e vicinanza al popolo palestinese», ha sottolineato il segretario regionale della Cgil Michele Piga.

Foto Bruni Trieste 03.10.25 Corteo CGIL con Studenti
Foto Bruni Trieste 03.10.25 Corteo CGIL con Studenti

Il blocco dei varchi al Molo Settimo e il corteo dal Porto alle Rive 

Non sono mancati i disagi con i presidi dell’Usb al Varco 4 e al Varco 1 del porto durante la mattinata e poi, nel pomeriggio, il corteo (senza bandiere sindacali) che dal Molo VII si è mosso verso il centro paralizzando il traffico tra Rive, piazza Venezia e Campi Elisi.

La giornata a Trieste si è aperta poco dopo le 9 con il concentramento al giardino pubblico di via Giulia. Tantissimi i giovani delle scuole superiori cittadine e dell’università. Bandiere della Rete degli studenti medi in testa al corteo assieme a quelle della Palestina e alle bandiere arcobaleno della pace.

Gli slogan

«Trieste lo sa da che parte stare: Palestina libera dal fiume fino al mare» e «I popoli in rivolta scrivono la storia, intifada fino alla vittoria», gli slogan scanditi dai manifestanti assieme ai “Vaffa...” a Israele. Tra le bandiere in corteo, oltre a quelle del sindacato, spiccavano quelle di Alleanza Verdi e Sinistra e Rifondazione comunista. Su cartelli e striscioni le scritte “Stop massacro a Gaza”, “Non voltiamo lo sguardo, free Palestine”, “Trieste non è complice”, “Per un mondo libero da guerra e genocidio”, “Al di là del mare c’è un popolo fratello”. E riferimenti basagliani (“Marco Cavallo lotta per tutti gli esclusi”).

Negli interventi al microfono i contenuti su Palestina e Israele si sono intrecciati alle tematiche della politica nazionale ed europea, riassunte in particolare in uno slogan scandito a più riprese: «I soldi per la scuola si possono trovare tagliando la spesa militare».

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Gli interventi

Sotto gli occhi di Polizia, Carabinieri e Polizia locale, il corteo ha attraversato lentamente la città per arrivare infine in piazza Oberdan. Qui è iniziata la lunga serie di interventi al microfono. A prendere la parola, tra gli altri, i consiglieri regionali di M5s e Open Rosaria Capozzi e Furio Honsell, la segretaria comunale del Pd Maria Luisa Paglia, Tiziana Tomasoni del collettivo Marco Cavallo, il volontario di Emergency Luca Crevatin, che ha descritto la tragica situazione sanitaria che stanno vivendo i palestinesi a Gaza, e Fabio Fanelli, segretario del sindacato di polizia Silp Cgil, che ha voluto ringraziare i manifestanti «per il senso di responsabilità dimostrato».

Intervento finale di Massimo Marega, segretario della Cgil di Trieste: «Non vogliamo vivere in una società in cui si risolvono i conflitti con lo strumento della guerra, lo impone la nostra Costituzione», ha rimarcato Marega. «Le manifestazioni dal basso come quelle di oggi devono continuare, sono un invito alla politica che deve essere più sensibile verso i soggetti fragili».

Tra i politici presenti al corteo anche la deputata del Pd Debora Serracchiani: «Siamo con lavoratori, studenti, famiglie, tante persone comuni, perché vogliamo dire che a Gaza deve cessare il fuoco, deve finire quella carneficina e devono essere liberati gli ostaggi. Lo chiediamo anche in questo sciopero generale pacifico. Estremisti e violenti non vogliono la pace e noi non vogliamo loro».

La protesta al Porto 

Tutto questo mentre il Varco 4 del porto in Molo settimo veniva bloccato dal presidio organizzato dall’Usb di Trieste, sotto la continua vigilanza di uno schieramento delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Circa seicento i partecipanti (con punte attorno al migliaio in tarda mattinata), tra cui anche molti genitori con bambini. Dopo le tensioni di giovedì, stavolta non si è registrato nessun disordine: si sono alternati interventi al megafono di vari manifestanti, tra cui sindacalisti e studenti. Tra la bandiere palestinesi, quelle della pace e del Partito comunista, si scorgeva qualche esponente dell’indipendentismo. Pochi i portuali. «L’interesse è fermare ciò che muove il commercio e i luoghi di produzione complici di Israele», le parole di Sasha Colautti, dell’esecutivo provinciale Usb. «Nei porti arriva la merce di Israele, comprese le armi come succede a Ravenna. È uno Stato che sta massacrando le persone in Palestina». Non sono mancate le critiche alla protesta mattutina della Cgil, mosse da chi si aspettava una mobilitazione unitaria davanti al porto.

Nel pomeriggio una parte dei presenti, perlopiù giovanissimi, si è incamminata in corteo lungo Passeggio Sant’Andrea e Campo Marzio per bloccare anche il Varco 1 in Riva Traiana (oltre che il traffico). Entrambi i gruppi, quelli del Varco 4 e quelli del Varco 1, verso le 17 si sono ricongiunti sulle Rive. Qui hanno animato un ulteriore corteo, in mezzo ai passanti e tra le auto al grido di «Palestina libera» o slogan come «uccidere un sionista non è reato», concluso con un’assemblea nella sede del Dipartimento di studi umanistici di via Lazzaretto. —

 

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