Gelindo ancora sul campo da calcio a 86 anni

Ex giocatore di Calcio Padova e Clodia, Gelindo Dalla Libera oggi è una colonna della formazione del Rovolon Amatori, nel Padovano. E ad allenarsi con lui c’è anche il figlio

Gianni Biasetto
Gelindo, l’ex calciatore ancora in campo a ottantasei anni
Gelindo, l’ex calciatore ancora in campo a ottantasei anni

«Nereo Rocco, storico allenatore del Calcio Padova, un giorno venne nello spogliatoio e rivolto all’allenatore del settore giovanile Franzini disse “Quel mulo non cresce mai”. Avevo 15 anni, giocavo nelle giovanili della società biancoscudata e Rocco si riferiva alla mia bassa statura che per certi versi ha condizionato la mia carriera».

Gelindo Dalla Libera, ex difensore del Calcio Padova e Clodia, 86 anni portati con disinvoltura, racconta la sua storia mentre, nonostante il peso degli anni, si allena al campo comunale di Rovolon, in compagnia di una trentina di ex calciatori più o meno della sua età. Si ritrovano tutti i mercoledì per una partitella di allenamento, ma senza esclusione di colpi come facevano quand’erano in attività, e poi la doccia e tutti a cena alla pizzeria Al Caminetto di Treponti di Teolo.

Ecco Gelindo, 86 anni, che si allena a calcio

Il calcio di allora non era come quello di adesso, non c’erano soldi. Si giocava per pura passione: «A portarmi al Calcio Padova, nel 1950, è stato l’imprenditore Gastone Zanon – detto Spazzola – uno dei panzer di paron Rocco, che all’epoca era il proprietario della casa vicino alla chiesetta di San Benedetto delle Selve a Teolo dove abitavo con la mia famiglia. Un giorno mi vide calciare il pallone contro il muro dell’abitazione e chiese ai miei genitori se poteva accompagnarmi al campo di via Carducci per un provino. Avevo 11 anni, mi sembrava un miracolo, i miei genitori non la vedevano come una buona idea ma non hanno potuto dire di no al padrone di casa. Da allora non ho perso una seduta allenamento. Andavo all’Appiani in bicicletta, una quindicina di chilometri anche con vento, pioggia e qualche volta con la neve. A Padova mi sono fatto le ossa come terzino destro, forse per la mia bassa statura non mi hanno mai fatto debuttare in prima squadra».

Poi l’avventura a Chioggia, anni epici... «Un giorno all’Appiani mi vide un osservatore del Clodia e mi propose di andare a giocare in Laguna. La passione era tanta e nonostante il disagio per la distanza, dopo essermi consultato con Zanon decisi di accettare. Per arrivare a Chioggia andavo in bicicletta fino alla fermata della Siamic di Praglia, prendevo il pullman per Padova e poi quello per Chioggia. Quando andava bene arrivavo a destinazione dopo un paio d’ore. L’allenatore era Romolo Camuffo, in porta giocava il padovano Luigi Pegge. Mi trovai molto bene, partii come titolare della prima squadra, ci rimasi per 9 anni, giocai alcuni campionati di serie D compreso l’appassionante derby con il Sottomarina che infiammava la città e che a causa delle uscite maldestre di Pegge perdemmo per 2 a 0».

Prendeva almeno un rimborso spese? «Quando andava bene ci davano qualche mille lire, giusto per pagare la corriera. Per comprarmi le scarpe da pallone dovevo rinunciare al cinema e ad altri svaghi. Nello spogliatoio c’era un clima idilliaco, quello che diceva il mister era vangelo, guai a contraddirlo. Il calcio mi ha insegnato cosa vuol dire veramente disciplina».

Il calcio gli ha anche garantito un futuro: «È vero, un bel momento fui ingaggiato dalla squadra del dopolavoro delle Poste Italiane che disputava i tornei aziendali a livello nazionale come difensore destro. Questo mi permise poi di essere assunto come portalettere a Padova. Ci sono stato per quarant’anni fino alla pensione».

Appesi gli scarpini al chiodo, Dalla Libera è rimasto nel mondo del calcio come allenatore e superati gli ottant’anni sta vivendo la seconda giovinezza con la squadra Amatori Rovolon. «Siamo una trentina di ex giocatori che hanno militato in squadre dilettanti e semiprofessionisti della provincia, la partitella del mercoledì è per noi un momento di svago e di condivisione dei ricordi di quando eravamo giovani. Tra di noi c’è anche Giancarlo Bortolami, ex giocatore del Contarina, che di anni ne ha 85. All’epoca ci siamo trovati più volte in campo come avversari. Sono riuscito a trasmettere la passione per il pallone a mio figlio Matteo che ha 51 anni e che il mercoledì si unisce a noi nel ruolo di portiere. Il calcio è stato e continua a essere una ragione di vita».

Gelindo Dalla Libera, il forte terzino destro del Clodia degli anni ’50-’60, fino a due anni fa è stato il capitano della squadra degli Amatori Rovolon nei tornei di Merano, Trieste, Velo d’Astico e Schio. 

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