Il ct azzurro Gattuso: «Sono uomo di pace ma con Israele dobbiamo giocare». Il sindaco di Udine: «Inopportuno»

Il commissario tecnico: «Purtroppo c’è una guerra in atto e questo fa male». De Toni: «Il Comune non ha potere di veto. Ci sono rischi per l’ordine pubblico». Ventimila firme per chiedere lo stop alla gara in programma allo stadio Friuli

Il ct azzurro Gennaro Gattuso durante la conferenza stampa a Coverciano
Il ct azzurro Gennaro Gattuso durante la conferenza stampa a Coverciano

«Sono un uomo di pace, mi auguro che la pace ci sia in tutto il mondo, fa male al cuore vedere civili e bambini che lasciano la vita. Dopo però facciamo un altro mestiere, il presidente Gravina si sta dando da fare per trovare soluzioni per riuscire a fare la gara a Udine con Israele in modo perfetto».

Lunedì 1 settembre, nel corso della sua prima conferenza stampa a Coverciano da ct azzurro non ha dribblato la domanda Gennaro Gattuso, che alla vigilia della sfida contro l’Estonia (5 settembre) è andato oltre, commentando anche i risvolti extracalcistici della sfida del 14 ottobre contro Israele, in programma a Udine. «Israele è nel nostro girone, ci dobbiamo giocare, purtroppo c'è una guerra in atto e questo fa male».

Una partita, quella in Friuli, che si ripete un anno dopo, esattamente 365 giorni dopo quel confronto in Nations League vinto 4-1 dagli azzurri: le nazionali di calcio di Italia e Israele si preparano a sfidarsi nuovamente a Udine e valevole per le qualificazioni ai Mondiali.

Esattamente come allora, anche oggi c’è chi solleva dubbi sull’opportunità di ospitare nel capoluogo friulano il match. Un fronte innegabilmente più ampio rispetto a dodici mesi fa, quando la polemica politica fu innescata dalle resistenze del Comune, poco incline a concedere un patrocinio poi firmato dopo settimane di trattative spigolose.

Oggi il sindaco Alberto Felice De Toni ha sponde più solide su cui contare. Premette: «Non fomentiamo le polemiche, non è proprio il caso». Ma a domanda, risponde. La partita si deve giocare? E si deve giocare proprio a Udine, ancora una volta? «Israele non è stato escluso dalle competizioni sportive internazionali. Ma di fronte a un dramma che non ha eguali negli ultimi ottant’anni, davanti a tanta sofferenza io dico: fermiamoci, giocare adesso sarebbe inopportuno».

Il sindaco: «Recuperiamola»

Il primo cittadino di Udine non ha potere di veto e ne è consapevole: «Lo stadio è gestito dall’Udinese, la decisione di ospitare i match della nazionale è della Figc, la partita è organizzata dall’Uefa. Come Comune siamo al terzo livello, chiamati a occuparci di ordine pubblico con il coordinamento della Prefettura». Ed è proprio la tenuta dell’apparato di sicurezza a preoccupare il sindaco e, con lui, tanti concittadini. «Ci sono state manifestazioni di dissenso un anno fa, non potranno non essercene tra un mese e mezzo», rileva De Toni.

Che prosegue: «Ho settant’anni. Non ricordo nulla di simile a quel che sta accadendo a Gaza. Io credo che sia opportuno attendere momenti migliori, rinviare la partita e recuperarla: credo che ci sia il tempo e temo purtroppo che nell’arco di un mese e mezzo non si arriverà al cessate il fuoco». Un anno fa Italia-Israele di Nations League (finita 4-1 per la Nazionale allora guidata da Spalletti) fu l’occasione per mettere attorno a un tavolo, a Rondine enti e istituzioni, con l’impegno di promuovere una piattaforma per la pace.

La raccolta firme

Ha raggiunto intanto le 20 mila firme la petizione online lanciata da Possibile per chiedere lo stop al match. «La difesa dei ministri Abodi e Salvini che negli ultimi giorni hanno blindato la partita non è che un tassello, e nemmeno il più grave, del sostegno del governo italiano a Israele, che resta incrollabile», sottolineano la segretaria nazionale di Possibile, Francesca Druetti, la consigliera regionale Serena Pellegrino e il consigliere comunale Andrea Di Lenardo. «Italia-Israele è una partita che non dovrebbe proprio essere giocata», aveva detto nelle scorse settimane fa Mauro Berruto, deputato del Pd e responsabile dello Sport del partito, che ha proposto di escludere Israele dalle competizioni sportive internazionali. «Non mi immagino né chiedo di non far scendere in campo la Nazionale – ha detto l’ex Ct della Nazionale maschile di pallavolo –, ma non possiamo rimanere in silenzio».

L’incasso in beneficenza

Un silenzio che il ministero dello Sport e la stessa Federcalcio pensano in qualche maniera di fendere, anche per respingere ogni possibile accusa di ignorare il tema mediorientale. Una delle ipotesi al vaglio sarebbe quella di devolvere una parte dell’incasso della gara del Bluenergy Stadium a iniziative umanitarie in favore di Gaza.

A proposito di incasso: la Figc ha messo in vendita i biglietti per la partita al Friuli: consapevole delle condizioni in cui si arriverà al match, la Federcalcio ha optato per prezzi popolari, con le curve in vendita a 14 euro e 50 euro per la tribuna centrale, con riduzioni e sconti per universitari, famiglie, under 18 e under 12.

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