Casa esplosa nel Veronese, come stanno i 25 feriti. Tre sono gravi

Sono 25 le persone, tra forze dell’ordine e vigili del fuoco, che nella notte di martedì 14 ottobre sono state portate negli ospedali di Verona e provincia. Tre i pazienti più gravi, in terapia intensiva e prognosi riservata

Lorenzo Borghero
L'ospedale Borgo Trento di Verona
L'ospedale Borgo Trento di Verona

L’esplosione a Castel d'Azzano in provincia di Verona, nella notte di martedì 14 ottobre, ha provocato, oltre alle morti dei 3 carabinieri, anche 25 feriti tra forze dell’ordine e vigili del fuoco.

La maggior parte di loro è stata portata all'ospedale di Borgo Trento a Verona, dove tre pazienti sono ricoverati in terapia intensiva, di cui uno al Centro ustionati. 

Sono intubati ma senza lesioni ad organi interni. Sei invece sono stati valutati per ustioni al collo e contusioni varie. «Sono stati dimessi con prognosi tra i 21 e i 30 giorni», ha spiegato Ciro Paolillo, direttore del Pronto soccorso trauma center dell’ospedale Borgo Trento di Verona.

I pazienti sono stati trasportati dal Suem 118 agli ospedali del territorio: 17 nei due ospedali cittadini dell’Azienda Borgo Trento e Borgo Roma. Gli altri a Negrar (2) e Villafranca (6). In generale i feriti hanno riportato tutti esiti da scoppio: ustioni a collo e volto, problemi maxillofacciali, acufeni da scoppio, contusioni per sbalzo.

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Da sinistra i carabinieri Daprà, Bernardello, Piffari che hanno perso la vita nell'esplosione

Nell’ospedale di Borgo Roma sono arrivati otto pazienti, sette in codice verde e un codice arancione. La maggior parte ha riscontrato problemi maxillofacciali e otorino. La dimissione è prevista nel corso della giornata.

Nelle celle dell’obitorio di Borgo Roma sono state portate per gli accertamenti delle indagini in corso le salme dei tre carabinieri deceduti.

Paolillo ha poi espresso il proprio dolore per quanto avvenuto: «È stata una notte molto pesante, drammatica per loro e per noi. Lasciatemi esprimere il mio cordoglio per le forze dell'ordine».

Matilde Carlucci, direttrice sanitaria dell'Azienda ospedaliera di Verona, ha raccontato la notte del Suem a Castel d'Azzano: «La perquisizione era programmata, quindi sul posto erano già presenti due ambulanze e un'automedica».

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