La lettera di un padre disperato: «Mia figlia non è più lei per colpa di quel ragazzo»

Da studentessa modello al legame con un «ragazzo con precedenti già da minore»: «L’ha isolata, la controlla: deve chiedere il permesso anche per uscire con noi»

Massimo Scattolin
Una campagna contro la violenza sulle donne in occasione del 25 novembre
Una campagna contro la violenza sulle donne in occasione del 25 novembre

«Scrivo a voi perché oramai abbiamo perso le speranze nella giustizia in Italia».

Inizia così la lettera firmata che un padre residente in provincia di Venezia ha inviato alla nostra redazione.

Lui è il papà di Vittoria, nome di fantasia, 16 anni, ex studentessa modello in un liceo linguistico. Otto in inglese, altrettanto in tedesco e in russo. Fino a quando, denuncia il padre, nella sua vita è arrivato un ragazzo appena maggiorenne «che lei frequenta senza il nostro consenso. È problematico, con precedenti giudiziari già da minore, un delinquente abituale per reati di spaccio, furti, violenza in famiglia anche nei confronti della madre».

Gli hanno messo il braccialetto elettronico per questo, prima ancora il divieto di soggiornare nel suo Comune di residenza, dove viveva la madre. «Ma non è servito a nulla».

Da quando Vittoria lo conosce, la sua personalità, poco o poco, ma inesorabilmente, si trasforma. La scuola non conta più e arrivano le bocciature. L’anno scorso e pure quest’anno.

«Questo ragazzo» scrive il genitore, «ha isolato Vittoria, la controlla. Lei non ha contatti con gli amici, non frequenta più nessuno se non lui: né noi familiari, né i compagni di scuola». Una soggezione al punto che «lei deve chiedere il permesso per uscire con noi».

Un’altra parte di verità, durissima, emerge quando i genitori di Vittoria hanno accesso al telefono della ragazza, a ottobre 2024. Quando vanno in negozio per riparare il telefono, dalla chat di WhatsApp che lei usa per parlare con il giovane, emergono riferimenti all’uso di droghe, anche pesanti – «Ti ho fatto conoscere i miei demoni, le mie droghe...», le scrive – a furti commessi in casa degli stessi genitori e in altre abitazioni – «Le ha spiegato come distrarre la nonna perché lui potesse rubare» –. E poi episodi di violenza fisica nei confronti della sedicenne e di stalking, «messaggi e telefonate a tutte le ore della notte e spesso anche dal giorno. Mia figlia era costretta a mettere la sveglia ogni 40 minuti per non addormentarsi e rispondere a lui. Gli scriveva: “Ti prego domani ho scuola, lasciami dormire...”».

Una situazione che si prolunga ormai da molti mesi e che sta devastando i genitori di Vittoria: «Ci sentiamo svuotati e impotenti. Nostra figlia ha perso il senso della realtà: forse ha rimosso parecchie cose che ha fatto o subìto, come dicono gli psichiatri: di fronte all’evidenza dei fatti, ancora negava fino a dire di volersi suicidare se io avessi continuato».

Ci sarebbero stati, stando sempre alla lettera di denuncia del padre, «almeno quattro occasioni in cui l’ha trattenuta contro la nostra volontà in casa sua fino al mattino, con me e la polizia o i carabinieri fuori casa, drogandola ed ubriacandola».

Anche le forze dell’ordine intervenute, secondo il genitore, «non sono riuscite a farsi né aprire, né rispondere alle chiamate». In un’altra occasione il ragazzo avrebbe picchiato Vittoria in casa dei genitori «e mia figlia non voleva denunciarlo. Obbligata ad andare all’ospedale dopo tre giorni, di nascosto la registriamo e ci spiega che è stato lui a prenderla a pugni sulla gamba perché non voleva facesse il saggio di danza moderna, confidando poi: “Mi fa paura quando ha le crisi”».

Vengono segnalate, nel corso dei mesi, anche minacce da parte del ragazzo nei confronti del fratello minore di Vittoria e della madre. Il papà di Vittoria ha presentato cinque denunce alla polizia, dal novembre 2024 in poi. Denunce che si aggiungono a quelle già a carico del ragazzo, quelle che hanno convinto il magistrato a imporre il braccialetto elettronico e, prima, l’allontanamento dal Comune di residenza.

«Ce n’era abbastanza, credo, per convincerli a fare qualcosa di più. Ma alla fine di tutto questo il magistrato del tribunale per i minorenni ci ha mandato i servizi sociali, hanno messo sotto indagine me e mia moglie e hanno inviato una psicologa a sentire mia figlia. Giusto, per carità. Alla fine non hanno avuto nulla da ridire nei nostri confronti. Ma non basta».

Vittoria è quindi stata trasferita in una comunità protetta, da dove è scappata una prima volta nei mesi scorsi perché il ragazzo era riuscito a mettersi in contatto con lei, dicendole che stava male per l’uso della droga e che solo lei avrebbe potuto salvarlo.

«È ridotta in questo stato per causa sua, ma le resta la sindrome da crocerossina» continua il genitore «Mi diceva, rivolta a lui: Poverino, non può vedere sua madre!. Non la poteva vedere perché l’aveva picchiata, ecco perché lo avevano allontanato».

Nei giorni scorsi una nuova fuga dalla comunità, conclusasi con il rientro in struttura. «Lui è riuscito a raggiungerla senza telefoni anche a più di 100 km da casa. Dopo fatica, siamo riusciti a farla rientrare in comunità e dopo un altro mese e mezzo, una decina di giorni fa, convinta che lui non potesse essere accolto in nessuna comunità né seguito dal Serd, cosa ovviamente falsa, è scappata nuovamente».

In mezzo, due trattamenti sanitari obbligatori, «un tentativo di suicidio da lui consigliata», ricoveri concordati con i medici. «Io non ho niente da dire sui servizi sociali, sul Serd, sugli psichiatri che l’hanno sentita, sulla comunità, l’unica, mi dicono, accreditata in questa Regione per curare ragazzi con questi problemi».

Ma i genitori non si sono arresi. Le hanno provate tutte. «Abbiamo anche cercato di venire in contatto con la comunità di San Patrignano» confida il genitore «Lì sarebbe più lontana, magari le fughe sarebbero più difficili, anche perché lì non avrebbe contatti con gente che conosce quel ragazzo, come invece succede nella comunità in cui si trova ora».

«Stiamo parlando di una ragazzina devastata, che si ritrova ormai lontana da quei pochi affetti che le erano rimasti, delusa da se stessa e da lui che però continua a girare liberamente, continuando ad abusare di lei quando può, a spacciare, a frequentare le ragazzine dell’età di mia figlia che induce a fare le stesse cose», conclude il padre nella sua lettera, «Eppure nulla si muove, la magistratura è ferma ma tutti si sciacquano la bocca e si mettono a cantare la canzone sui femminicidi e la violenza sulle donne. Quante ne ho viste di panchine rosse, di manifesti contro la violenza sulle donne, di appelli a denunciare, in questi mesi tra uffici dei servizi sociali, ambulatori e stanze in commissariato, dove, devo dire, comunque ho trovato persone attente».

Il genitore lancia l’ultimo appello a fermare «quei tre quattro facinorosi, tutti con piccoli precedenti legati allo spaccio, che stanno tra il McDonald’s di Jesolo, il Luna Park e l’area antistante al King’s, sempre utilizzando ragazzine che tra l’altro sono anche merci di scambio con gli spacciatori nordafricani che hanno in mano la zona di Piazza Milano e Piazza Aurora».

Alza le mani, sconfitto, ammettendo amaramente: «Io non riesco a proteggere la mia famiglia». Per poi domandarsi: «Ma altri fanno tutto quello che possono?».

E non rinuncia all’ultima speranza. Se non per sé e la sua famiglia, almeno per altri. «Vi ho scritto non solo per mia figlia, che probabilmente non avrà un futuro, ma per tutte le altre ragazzine finite in quel giro».

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